2nd TRACK
Le cinque
figure si avvicinarono al tavolo. Il primo a scostare una sedia e a sedersi fu
l’uomo alto, gli altri seguirono, senza particolare grazia. Sembravano a loro
agio e fuori luogo nello stesso tempo.
Uno dei cinque
appoggiò i gomiti sul tavolo e inarcò le sopracciglia in modo ironico. Non era
impressionato, evidentemente. Aveva i capelli biondi e lisci, degli occhi
incredibilmente azzurri e la barba troppo lunga. Indossava una vecchia camicia
di flanella a scacchi e dei jeans sdruciti. Finito il suo sommario esame
dell’ambiente, appoggiò la testa su una mano e sbadigliò.
Pennington
scostò una sedia dal tavolo e si accodò.
«Siamo felici di conoscervi di, ehm, persona, signori» disse, con il suo
accento troppo coltivato per essere anche caloroso. «E signore» aggiunse, con
un lieve sorriso in direzione della donna.
Lei era impegnata a osservare gli scaffali
carichi di libri e non ci fece caso. Era piccola di statura e un po’
trascurata. Non aveva trucco, il naso era un po’ troppo grosso, i capelli
lunghi e castani le ricadevano sulle spalle fino alla vita. Spostò gli occhi su
Weasley con un secondo di ritardo e fece un sorrisetto di circostanza. Quel
sorriso sarebbe stato capace di illuminare uno stadio – e l’aveva fatto – ma su
Weasley non ebbe alcun effetto.
«Bella bicocca» commentò, prendendo posto.
Weasley accettò il complimento con un gesto di
noncuranza.
«Quella è una litografia di Blake, giusto?»
disse un uomo dai riccioli scuri, bello come un angelo.
«Ero sicuro che l’avrebbe apprezzata, signor
Morrison» rispose Weasley. Poi tornò a fissare lo sguardo sull’uomo con gli
occhiali, che stava giocherellando con una delle collanine che aveva al collo.
Alla sua destra, il tizio di colore dai
prorompenti capelli riccioli si accese una sigaretta fatta a mano e iniziò a
dondolarsi sulle zampe posteriori della sedia. Weasley sembrò non fare caso né
alla sigaretta né all’uso che stava facendo del suo mobilio antico.
«Bene, signor Pennington» cominciò l’uomo con
gli occhiali, in tono vago, «abbiamo saputo che lei e la signorina Scott-Greene
svolgete indagini… particolari».
«A volte» confermò Weasley.
«Solo quando capita qualcosa di… interessante»
aggiunse Nastasia.
L’uomo con gli occhiali sorrise. «Questo
potrebbe essere interessante, Nastasia».
«Scott-Greene» rispose, cortesemente, lei.
L’altro annuì, noncurante: «Certo, come vuole.
Stavo dicendo che la nostra richiesta potrebbe interessarvi. Come…uh, come
precisavo nella lettera in cui vi preannunciavamo il nostro arrivo… io e i miei
soci dobbiamo prendere una decisione piuttosto importante… per noi, si intende,
e abbiamo bisogno che voi facciate qualche piccola… indagine… per nostro
conto».
Weasley rimase in silenzio, aspettando il
seguito.
«Probabilmente siete a conoscenza del fatto che
ieri sera Jimmy Razor è morto» continuò l’uomo con gli occhiali, serio.
Weasley inarcò le sopracciglia, voltando la
testa in direzione di Nastasia.
«Un cantante pop» spiegò lei, concisa.
L’uomo biondo fece un gesto tranciante con la
mano: «Pop!» sibilò, come se sentisse
puzza di pesce marcio. Morrison, al suo fianco fece un sorrisetto ironico.
L’uomo con gli occhiali tossicchiò: «Hai già
espresso la tua opinione, Kurt».
L’altro lo gratificò di un gesto con il dito
medio. L’uomo con gli occhiali alzò gli occhi al cielo.
«In parole povere il signor Razor…» riprese
rivolto a Pennington e Scott-Greene «…ha fatto richiesta per entrare nel nostro
Club. E noi non siamo sicuri che sussistano i presupposti perché questo
avvenga».
«Non capisco perché lui sì e Marilyn no» si
intromise Morrison, acido.
L’uomo con gli occhiali alzò di nuovo gli occhi
al cielo. «Perché lei non è una cantante,
Jim» ribatté, come se fosse la centesima volta che ripeteva la stessa cosa.
«E ‘Happy
birthday Mr President’? E ‘Diamonds are a girl’s best friends’?» insistette
Morrison.
«Giusto» lo appoggiò Kurt, a mezza voce.
«Abbiamo già deciso che quelle non si possono
considerare vere e proprie canzoni» disse la donna coi capelli lunghi, secca.
«E poi fa già parte del Club degli Attori…»
«Presley fa parte di entrambi i Club!» ribatté
Morrison, polemico.
L’uomo con gli occhiali tossicchiò: «Signori!»
riportò l’ordine. «Non è questo il momento di discutere dei nostri affari
interni…». E fece un gesto esplicativo in direzione di Pennington e
Scott-Greene, che sedevano inespressivi all’altro capo del tavolo.
Ma, come sempre, i due britannici non sembravano
seccati, né ansiosi, né infastiditi. Sembravano solo freddamente educati, e
quella, ovviamente, era proprio la cosa giusta da fare in quel momento.
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