venerdì 16 ottobre 2009

Clamidia - 30

“Alla fine prenderemo questi ladri e sai perché?” stava dicendo l’ispettrice Riu a un Mainardi inebetito dal sonno, seduta dietro alla sua ordinatissima scrivania.

“Perché?” rispose, Mainardi, obbediente.

“Perché sono troppo furbi. E questo è quello che li fregherà. Pensa all’ultima rapina.”

Mainardi non aveva nessuna voglia di pensarci, ma fece lo stesso un gesto affermativo con la testa.

“Sono organizzati, questo è vero,” continuò l’altra. “Ma sono anche spericolati. Hanno capito che Carozzo si sarebbe allontanato il tempo sufficiente per scassinare la serratura e far entrare il quarto misterioso complice. Se avessero voluto essere sicuri che tutto filasse liscio l’avrebbero dovuto stordire e chiudere nel bagagliaio, invece…”

“Nel bagagliaio dovevano già metterci la cassaforte,” intervenne Mainardi, più per essere molesto che per vero interesse.

La Riu si accarezzò il mento. “Anche questo è vero. In ogni caso, per andare sul sicuro, avrebbero dovuto metterlo fuori gioco.”

“E poi sarebbe stata un’altra imputazione,” disse Mainardi.

L’ispettrice si strinse nelle spalle. “Hanno già un sequestro di persona. No, secondo me gli piaceva l’idea di farla sotto al naso a tutti. Ed è questo che li fregherà. Prendi la macchina…”

“Eh?” fece Mainardi. “Devo prendere…”

“Ma no! Volevo dire: la macchina è un altro buon esempio.”

“Ah.”

“Sono cinque ore che la cerchiamo in tutta la provincia. Niente. Non che mi aspettassi di trovarla intera, semplicemente abbandonata da qualche parte… ma almeno una carcassa incendiata avremmo dovuto trovarla.”

“Magari l’hanno buttata giù da un dirupo,” suggerì Mainardi, svogliatamente.

“Non credo. Troppo pericoloso. Qualcuno poteva vederli, la macchina poteva essere ritrovata subito per un caso fortuito…”

“E quindi?”

Dicono che normalmente la soglia d’attenzione media di una persona sia di venti minuti. La soglia normale di Mainardi era di venti secondi, quando aveva dormito. Quindi, quel pomeriggio, non ascoltava veramente la Riu, si limitava a fingere di farlo.

“E quindi secondo me se la sono tenuta.”

Mainardi la guardò con sguardo vuoto. “Se la sono tenuta.”

“Esatto. Hanno solo staccato gli adesivi della Lince e cambiato la targa. Quante macchine bianche vuoi che ci siano in città?”

“Non so,” rispose l’altro. “Dobbiamo contare anche i taxi?”

Nessun commento: