Dal balconcino della Riu si vedeva mezza
città e uno spicchio di mare. Il cielo era scuro e basso, in quella sera di
agosto, l’aria immobile, tropicale, pregna di umidità. Sensi se ne stava seduto
a petto nudo, con la schiena reclinata e i piedi appoggiati sulla ringhiera, un
bicchiere di spremuta di arancia completamente biologica in mano e lo sguardo
perso davanti a sé.
Accanto a lui, sull’altra sedia,
l’ispettrice aveva appena finito di bere e aveva posato il bicchiere per terra,
segno che era davvero rilassata o troppo accaldata persino per assecondare il
suo bisogno di ordine. Aveva le gambe nude stese di fronte e incrociate alla
caviglia, degli slip e una canottiera lunga, bianca, che a Sensi faceva venir
voglia di succhiarle le tette.
«È stata una giornata pesante» disse
lei, stiracchiandosi.
«Ma istruttiva. Di’, non vorrai andare a
letto?».
«Non ancora. Secondo me piove».
Sensi sorrise appena. «Inizierà a
piovere non appena andiamo a dormire. No, anzi, non appena ci addormentiamo.
Senti, mi sono perso al centoquarantesimo ripensamento della Marrano: l’ha
denunciato oppure no?».
«Sì. Be’, tecnicamente è un reato».
«Fingersi un agente dei servizi segreti
e chiudersi per sedici ore in un appartamento rovente a fare le porcherie?
Alcuni lo definirebbero gioco di ruolo».
«A quanto pare Marrano preferisce
definirlo rapimento».
Sensi si decise a bere un sorso della
spremuta, ovviamente senza zucchero, e fece una smorfia. «Sei un po’ sado-maso
anche tu, eh? Nemmeno quello di canna?».
La Riu gli rivolse un sorriso dolce.
«Così senti il sapore della frutta».
«Mi fa cagare, il sapore della frutta».
«Puoi sempre alzarti e andare a zuccherartelo».
Lui sospirò e scosse la testa. «Non c’è
nemmeno fresco».
«Vai a San Benedetto, allora. Nessuno ti
trattiene».
«Mi trattiene il mio ultimo brandello di
autostima».
«E la pigrizia».
Sensi sorrise appena. «Ma no. Non è così
faticoso, legare una donna. Pericoloso sì, ma faticoso non direi».
«Era una specie di metafora?».
«Mh? No, che ne so? È caldo, sono
stanco, non ho la forza di scopare, figurati se ho la forza di declamare
metafore. No, intendevo a livello pratico. Fai un nodo troppo stretto e magari
le blocchi una vena. E poi non mi interessa legare nessuno».
«Questa
era una metafora».
Lui sbuffò. «Okay, questa era una
metafora. Rosa, non ho capito perché stasera hai deciso di darmi il tormento. Davvero,
cercavo solo un posto in cui dormire. Se non mi vuoi lo dici e alzo le chiappe.
Non l’ho sempre fatto?».
«Mi sembra il minimo».
«Bene. Qual è il problema, quindi? Non
dirmi che sei irritata per la tizia di San Benedetto».
L’ispettrice rise. «Se mi irritassi ogni
volta che vai a letto con qualcuno sarei irritata il novanta percento del
tempo».
«Odio ricordarti che è esattamente
così».
Lei gli diede una spinta, facendogli
quasi perdere l’equilibrio.
«Ma il dieci percento restante sei
assolutamente adorabile» cercò di rimediare Sensi.
«Sono stanca. Ho caldo. Non capisco le
persone. Tu pensi che lei ci abbia creduto davvero? Alla storia dell’agente
segreto? Che dovevano nascondersi per una minaccia non meglio precisata? E come
si concilia con il finire nuda e con una palla in bocca?».
«Dimentichi il bustino».
La Riu sospirò. «Credo che non lo
dimenticherò mai più. Ma comunque...»
«Non importa se lei ci credeva, sai.
L’importante è che ci creda lui» sorrise Sensi.
«Ma per favore. Tu ci crederesti?».
Sensi ci pensò per qualche secondo.
«Cerco di credere a un sacco di cose».
«Oh, ti
prego. Non cominciare con le pose da tormentato».
Lui ridacchiò. «Be’, ma a me non
importerebbe. Non mi importa, anzi. La gelosia è un sentimento inutile».
«No, no. Non raccontarti palle. Non sei
geloso perché non ti importa, non il contrario».
Sensi si strinse nelle spalle,
leggermente irritato. «Bene, okay, anche. Da quale pulpito, eh? Mi dici che
cosa vuoi da me?».
L’ispettrice ci pensò sul serio. Era
irritata, questo era vero, ma non riusciva a mettere a fuoco il motivo.
Alla fine gli prese la spremuta dalle
mani e ne bevve un sorso. Era buona, non capiva proprio come a Sensi potesse
non piacere.
«Non voglio che vieni a dormire qua».
Lui gonfiò le guance, per poi lasciar
uscire lentamente l’aria. «Okay... adesso me ne vado».
«No, non hai capito. Puoi fermarti a
dormire, ma non voglio che tu venga qua per
dormire. Hai un appartamento, usalo».
Sensi inarcò un sopracciglio, perplesso.
«Cioè? Devo pagare il pernottamento in natura? È pure un po’ offensivo, sai».
Lei rise. «Al massimo è lusinghiero».
Sensi cercò di restare serio, ma alla
fine fu costretto a nascondere una risata dietro a un colpo di tosse.
«Voglio dire...» aggiunse l’ispettrice,
in tono più morbido, «...lo sai come sei fatto. Leghi le persone a te con una
specie di ragnatela invisibile. Non lo fai apposta, non dico che sia colpa tua.
Suppongo che te l’abbiano già detto».
Lui la guardò per qualche istante,
pensieroso. Una goccia d’acqua gli cadde sulla fronte.
Salvato
in corner,
pensò. E disse: «Piove».
Poi si alzò in piedi e sollevò la faccia
verso il cielo. «Piove davvero».
Per un istante sembrò che la Riu non
volesse far cadere l’argomento. Che volesse, in pratica, rimproverargli quello
che gli aveva sempre rimproverato anche Carmel: di portare le persone nel suo
mondo e poi lasciarle lì, da sole. Sensi poteva tranquillamente fare a meno di quella conversazione, tanto più che
l’ispettrice non era Carmel e non si sarebbe lasciata portare da nessuna parte.
«Già. Piove. È incredibile» disse lei,
alla fine, alzandosi a sua volta.
La pioggia crebbe d’intensità, mentre
tutto attorno si levava il rombo cupo degli scrosci notturni. Gocce pesanti e
fresche, ognuna grossa come una biglia.
L’ispettrice sollevò il viso verso il
cielo, lasciando che il diluvio improvviso la zuppasse. Sensi aprì la bocca e
sentì l’acqua che gli rimbalzava sul palato.
Rise e, dopo un istante, rise anche
Rosanna.
7 commenti:
Bello. Bello. Bello.
Grazie, Susanna.
Felice che ti sia piaciuto!
Azz', mi ero perso il nuovo racconto!
Mi metto subito in pari [a meno che non sia prevista un'edizione in e-book / e-pub a breve].
...vedo anche che è già pronto nell'apposita pagina.
Scaricato e pronto per essere letto.
Cara Susanna,
è dal 6 di agosto che stiamo all'asciutto!
Quando ci regalerai qualcosa di nuovo da leggere?
Un bacio,
Massimo
Sto scrivendo il nuovo libro.
:)))
...Sensi?
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