La
Giusti gli aveva portato la lattina di Red Bull che Sensi sostituiva
abitualmente alla prima colazione e si era eclissata. Lui, stravaccato dietro
alla scrivania, aveva sorseggiato la
bevanda
a occhi chiusi.
Rosalba
Wang era incazzata nera con lui. L’aveva praticamente consegnato alla tizia che
l’aveva quasi ucciso, ma quella incazzata era lei.
Era
tutto perfettamente coerente.
Sensi
se lo aspettava, ma gli dispiaceva lo stesso. Le donne avevano sempre provato l’impulso
di consolarlo – almeno da quando lui aveva avuto il costante bisogno di essere consolato
– e se ne incontrava una che non si preoccupava di ferirlo ne rimaneva
stranamente scosso. Non che lui non
fosse
il primo ad approfittare in lungo e in largo di questo suo dono naturale.
Ci
fu un doppio bussare alla porta e, prima che Sensi avesse la possibilità di
chiedere chi fosse, l’ispettrice Riu scivolò nella stanza.
Era
di corporatura tarchiata, questo era il meglio che si potesse dire di lei.
Senza che il suo corpo atletico fosse inquinato da un solo grammo di grasso, l’impressione
che faceva, da vestita, era di una donna robusta. I corti capelli biondi
incorniciavano un viso abbronzato dalla mascella squadrata, sul quale gli occhi
azzurri spiccavano come fari.
Ultima
arrivata nella sua squadra, fino all’anno precedente la Riu non aveva fatto
mistero della sua antipatia per il commissario. L’aveva ribattezzato ‘Batman’ e
non aveva perso l’occasione per far notare ai suoi colleghi quanto fosse patetico
il suo atteggiamento da eroe romantico adolescenziale,
quali
fossero le sue pecche sul lavoro e quanto fossero insopportabili le sue maniere
eccentriche.
Poi,
improvvisamente, dopo aver saputo dei suoi trascorsi, l’ispettrice si era
trasformata in una sua fan.
Sensi
non aveva mai capito con precisione se a colpirla fosse stato il periodo sotto
copertura di tre anni come membro di una setta satanica, il fatto di aver
salvato una ragazza da un sacrificio umano e di sentire la responsabilità del
suicidio di un’altra o se, semplicemente, l’avesse fatta ricredere
la
medaglia al valore che gli era stata conferita in quell’occasione. In realtà,
non si era mai consumato troppo il cervello per capirlo.
«Ciao»
disse, senza muoversi, desiderando interiormente che non fosse entrata, «come
va?»
Non
aveva idea di come cominciare (o continuare) quella conversazione.
Non
dopo che tre notti prima, di ritorno dal disastroso viaggio a Santo Domingo
durante il quale non aveva convinto Carmel a rientrare con lui, aveva visto
sorgere l’alba nel letto dell’altra.
«Come
stai tu» ribatté la Riu, sedendosi senza esitazione sulla poltroncina appena
lasciata libera da Salvemini.
Sensi
sorrise della posizione che avevano assunto, forse per abitudine. Lui dietro la
scrivania, lei davanti.
«Salvemini
ha ricevuto una telefonata inviperita della Wang. Che è incazzata perché mi
sono rifiutato di partecipare al suo libro sulle sette».
L’ispettrice
inarcò un sopracciglio. «E il capo vuole convincerti a farlo?»
Era
confortante sapere che lei era automaticamente dalla sua parte, anche se era
tutto molto più complicato. «Apparentemente no. Stava calcolando i danni.
Forse».
La
Riu sorrise brevemente. «Tutto bene, quindi».
«Non
va mai tutto bene, a Gotham. Il crimine è sempre in agguato» scherzò
stancamente lui. «Hai deciso di porre fine alla mia fuga?» aggiunse, puntando i
piccoli occhi grigi su di lei.
«Volevo
solo informarti che non avevi bisogno di fare lo slalom per evitarmi».
Sensi
si grattò una guancia. «A dire il vero, lo sapevo. Ma comportarmi da cialtrone
era più in linea con il mio personaggio».
Lei
rise, ancora un po’ sulle spine.
In
quanto a Sensi, una volta stabilito che niente e nessuno potevano fargli
prendere una posizione univoca su qualcosa, poteva riprendere a lanciare
messaggi contrastanti, cosa che gli veniva naturale come pensare e respirare.
Sgusciò fuori dalla sua poltrona e passò accanto alla Riu, sfiorandole una
spalla. «Ti porto a pranzo fuori, vuoi? Solo cibo ricco di colesterolo,
naturalmente».
Lei
rise ancora e lo seguì: «Non ci contare» disse. Naturalmente si riferiva al
cibo, non al pranzo.
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