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PREFAZIONE
Lawrell Hernandez
Quando mi è stato chiesto di scrivere la prefazione per la
ristampa di questo libro, stavo facendo la doccia. Chiamano sempre
quando stai facendo la doccia.
Ho preso la chiamata nella cabina e Hawne Kelly, il capoccia
della Swan, mi ha chiesto: «Ti ricordi quella vecchia biografia non-autorizzata
di Niccolò Romanoff? Stiamo per ristamparla e ci serve qualcuno per la
prefazione. Che ne dici?».
Ho risposto le solite cose. Che ero molto lusingato, che
proprio mi dispiaceva, ma che purtroppo...
«Non hai visto l’ologiornale» mi ha interrotto Hawne.
Solo Hawne è capace di chiamare le News “ologiornale”, tra
parentesi. Comunque, no, non l’avevo visto. Stavo facendo la doccia.
Ora, se state leggendo questo libro, è chiaro che voi
l’avete fatto, quindi avrete già capito che cosa successe dopo. Guardai le News
e venni letteralmente inondato di Niccolò Romanoff, con due “f” e
nessuna “v”.
Così, eccomi qua. Non me lo sarei perso per niente al
mondo.
Per prima cosa, è stata una buona occasione per leggere Anatomia
di uno statista.
Sì, so che cosa state pensando: ho dichiarato più volte di
averlo letto ai tempi di Sahara Rising. Mentivo, che cosa vi
aspettavate? Mettetevi nei miei panni: un giovane attore, semi-sconosciuto, viene
chiamato a interpretare il ruolo di un famoso uomo politico in sostituzione di
un altro attore, ugualmente giovane ma molto più conosciuto. Un cast
internazionale, un grande regista, un successo annunciato... un cachet
spaventoso. Dieci giorni per preparare la parte e la sensazione strisciante che
se avessi toppato la mia carriera sarebbe finita prima di cominciare.
Voi avreste letto la biografia non-ufficiale del
vostro personaggio?
Quindi, non mi vergogno ad ammettere che quando ho scritto
questa prefazione avevo appena finito di leggere Anatomia di uno statista
per la prima volta in vita mia.
E ora posso dire di aver fatto dannatamente bene, a non
farlo all’epoca. Il perché lo capirete da soli tra qualche pagina.
Se avessi letto questa biografia non sarei mai riuscito a
interpretare il Romanoff brusco e glaciale che tanto è stato amato – o
detestato, è la stessa cosa – dal pubblico. Avrei cercato di interpretare un
Romanoff cortese e trattenuto e non avrebbe funzionato. Solo lui riusciva a
essere gentile e minaccioso nello stesso momento. E quello che si agitava nelle
profondità della sua mente, non l’abbiamo mai visto.
Dopo aver letto Anatomia di uno statista mi sono
reso conto di quanto la mia interpretazione, all’epoca, fosse stata viziata
dalla mitologia che circondava Romanoff. Che, permettetemi di ricordarlo, non
era morto da neanche dieci anni.
Romanoff mi era stato dipinto come un uomo efficiente e
spietato, misogino, misantropo, profondamente conservatore, probabilmente
corrotto e sicuramente fanatico. Potete capire come per me, all’epoca, questo
fosse pressappoco il ritratto di Satana.
Interpretai Satana al mio meglio e sono lieto che la mia
performance sia stata apprezzata dall’Accademy dei Kubrick Awards. Ma quello
non era Niccolò Romanoff, ora lo so.
Era il prodotto delle mie più grandi paure, probabilmente,
tutto qua.
Dopo aver letto Anatomia di uno statista sono
giunto alla conclusione che Romanoff fosse un personaggio che nessuno avrebbe
potuto interpretare, al di fuori di lui stesso.
Di certo era efficiente e spietato, ma era anche dedito
oltre ogni dire al suo progetto. Non era affatto misogino, anzi, era l’esatto
contrario della misoginia. Vedeva le donne per quello che sono: esseri umani
come tutti gli altri. Non era conservatore. All’opposto, era un folle
sperimentatore, un visionario, un politico profondamente iconoclasta.
Infine, non era un misantropo. Se pure non amava
particolarmente la compagnia degli altri esseri umani, singolarmente presi,
ogni sua azione, fin dalla gioventù, fu nell’interesse della collettività.
Da questo punto di vista, se volete, sì, era un fanatico.
Un fanatico della società civile.
Si dedicò solo a questo per tutta la sua vita – e oltre,
come ora sappiamo.
Ma non possiamo giudicare troppo duramente chi l’ha dipinto
come un mostro senz’anima, un uomo senza scrupoli o Satana. Romanoff stesso,
molto probabilmente, ne era deliziato.
Faceva parte del suo carattere. Indossava la sua cattiva
reputazione come una corazza.
Solo una persona, mentre era ancora in vita, si avvicinò a
comprenderne le profondità. Un altro uomo ossessionato, forse: l’autore di
questo libro.
James Meyer dedicò quattro anni a una paziente opera di
svelamento. Non lasciatevi ingannare dal suo tono scanzonato. Meyer verificò
ogni fatto, seguì ogni pista e non trascurò nessuna possibilità pur di
avvicinarsi alla verità che cercava.
Si introdusse in banche dati protette e scavò, scavò,
scavò finché non trovò quel che cercava. Se prendete in considerazione il
numero di filmati e documenti che riuscì a trovare, vi renderete conto
dell’opera monumentale che è questo libro. Vi sono citati centinaia di episodi,
vi compaiono le voci di decine di testimoni, in un gioco di incastri che dà
quasi le vertigini.
Immaginate la quantità di materiale grezzo che ha
analizzato, ricostruito, rimontato finché non ha trovato il suo posto
nell’incredibile caleidoscopio dell’esistenza di Niccolò Romanoff.
E tutto questo solo perché la sua opera venisse superata e
rimossa, sostituita dall’immagine più semplice che ci veniva consegnata da un
attore di belle speranze in Sahara Rising.
Un attore che aveva semplicemente avuto la fortuna di
essere alto e magro come Niccolò Romanoff.
È ingiusto.
Non pensate ora che io sia macerato dai sensi di colpa per
la mia interpretazione. Non è così. Ma, tutto considerato, se Anatomia di
uno statista vivrà una nuova vita più di settant’anni dalla sua prima
edizione anche per merito del mio nome in copertina, non posso che esserne
felice.
Non so se posso permettermi di dire che giustizia è stata
fatta, ma almeno ci ho provato.
In quanto a Romanoff... a lui non importerebbe in ogni
caso.
A lui non importa. Per fortuna.
© Swan Publishing 2243,
Sahara City. Il testo redatto da Mbote Redhill è stato letto e approvato da
Lawrell Hernandez e dai legali dello studio associato York&Sons, Capital,
Sahara City.
Introduzione. [...]
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