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Volevo essere un assassino. Se fossi stato un assassino
avrei potuto uccidere Bobby Sinclaire, e se c’era uno che meritava di morire
quello era Bobby.
Bobby aveva tredici anni, ossia uno più di me, ma a
vederlo ne dimostrava almeno sedici. Era il ragazzo più grande della classe e
questo, per qualche motivo incomprensibile, ne aveva fatto anche il capo.
Mi aveva odiato fin dal primo istante e le cose, col
tempo, non erano migliorate. Il primo giorno di scuola mi aveva puntato addosso
i suoi piccoli occhi scuri come se sapesse già chi ero. Era come se mi avesse
individuato con un mirino, come se il suo cervellino ottuso fosse in grado di
riconoscere all’istante la sua preda naturale.
Ossia, io. CONTINUA A LEGGERE.
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