Ermanno Sensi se ne stava seduto sul pavimento della
stanza di Aurora e si chiedeva se il nobile scopo che si era prefisso
giustificasse tutto quel dolore. Se fosse, in una parola, giusto per se stesso,
prima che per tutto il resto del genere umano.
Se lo chiedeva confusamente,
frammentariamente, perché, se il suo cervello fosse stato un grafico a torta,
la fetta più grande di quel grafico avrebbe avuto l’etichetta “muto grido di
dolore”. Un’altra fetta, di minuto in minuto più sottile, avrebbe avuto il
titolo “nobile scopo”, appunto, mentre la terza fetta, quasi invisibile,
avrebbe potuto chiamarsi “dubbi etici”.
Era iniziato tutto all’RDA May
Day, l’unico centro sociale occupato e autogestito della Spezia. Un posto che,
di solito, Sensi non frequentava.
Non lo frequentava non perché
sentisse che in un centro sociale occupato, formalmente illegale,
antimilitarista, anti-stato, anti-potere e anti-tutto, un poliziotto sarebbe
stato fuori luogo. Sensi non si considerava un poliziotto, si considerava una
zecca attaccata su un capillare periferico della Nazione, per cui passare la
serata insieme a dei tizi con tatuato ACAB sulle chiappe non gli dava nessun
fastidio. L’acronimo ACAB in quanto tale, poi, gli era sempre sembrato
irragionevolmente ottimista. La maggior parte degli sbirri era idiota, non
bastarda. Detto questo, la questione, per lui, non aveva grande importanza.
Il motivo vero per cui non
frequentava il May Day era che quel posto assomigliava a una lattina di
acciughe formato gigante, l’amplificazione faceva schifo, Sensi riusciva sempre
a perdersi nell’area industriale labirintica in cui sorgeva e ci passavano
musica di merda. O, comunque, musica di merda per uno a cui tutto quello che
era più allegro di un requiem sembrava vagamente fuori luogo.
In ogni caso, giovedì sera era
andato al May Day per accompagnare un suo amico metallaro a un concerto
brutal-death. Brutale lo era stato di sicuro. Il suo amico, che poi era più un
conoscente, l’aveva piantato con dei tizi anti-tutto, che non mangiavano carne,
pesce, molluschi, latticini, roba di marca, non prendevano farmaci e,
specialmente, ci tenevano un casino a dirtelo. Per fortuna la musica
brutal-death, almeno in quello, si era rivelata utile. Sensi aveva annuito
civilmente, sorseggiando una birra da discount, senza sentire quasi niente di
quel che gli gridavano nelle orecchie.
Si era poi reso conto che i tizi
non bevevano neanche alcolici, forse per paura che il luppolo della birra
avesse sofferto. Quello era stato troppo.
Era uscito nell’aria uggiosa
dell’esterno della lattina e si era distratto guardando una lunga ciminiera, a
modo suo bella, e altri tipici elementi del paesaggio industriale: recinzioni
di filo di ferro, zone brulle sparse a casaccio tra nastri di cemento, lucine
fredde e lontane. Se solo avesse fumato, si sarebbe fatto una sigaretta e
sarebbe tornato a casa a piedi. Stupidamente, era andato in macchina con il
metallaro, che probabilmente stava ormai vomitando da qualche parte nei
dintorni.
Non aveva fumato nessuna
sigaretta, ma aveva iniziato a incamminarsi lentamente verso un punto. Non
sapeva se quel punto fosse in direzione della città, perché non aveva idea di
quale fosse la direzione della città, ma da quella parte c’era della gente.
La gente che aveva individuato
stava bevendo birra, che era già un buon segno.
Sensi, lo ricordava
perfettamente, a quel punto non era sbronzo. Non ci era neanche vicino. Era
drammaticamente lucido.
Con grande lucidità, aveva
osservato i nuovi tizi appena entrati nel suo campo visivo.
Una era una ragazza con la testa
rapata a casaccio, dei pantaloni aderenti e cenciosi, un giaccone militare
pieno di spillette e dei grossi anfibi. Stava vomitando sugli unici ciuffi
d’erba del posto, probabilmente uccidendoli.
C’era poi un ragazzo alto, con
una cresta sbilenca, magro come un chiodo, che beveva e rideva a voce altissima
con un suo amico, un tizio simile a lui ma più tracagnotto.
Un’altra ragazza stava assistendo
la prima ragazza, ma non sembrava molto convinta. In realtà, si voltava ogni
tre secondi per ridere con gli altri due.
Infine, c’era una tizia che
sembrava il ritratto dello scazzo.
Sensi si era diretto verso di lei
a colpo sicuro.
«Ciao» aveva detto. «Sai mica in
che direzione devo andare, per tornare a Spezia?».
La ragazza gli aveva lanciato uno
sguardo vacuo. «Ci sei, a Spezia» aveva detto.
Sensi aveva sospirato. «Per quel
che ne so, potrei essere anche a Vibo Valentia. Intendevo: devo andare verso il
centro, odio camminare, ho freddo e devo pisciare. Farei a meno di perdermi
ancora di più. Da che parte devo andare per arrivare, diciamo, in un punto
noto?».
La ragazza l’aveva guardato con
una certa pietà.
«Sì, ok. Un punto noto, come, che
ne so, il cimitero?» aveva aggiunto Sensi, consapevole di non migliorare la
propria immagine agli occhi dell’altra. In realtà, c’erano degli altri punti a
lui noti, nelle vicinanze, solo che non ne ricordava il nome.
La ragazza si era accesa una
sigaretta, con tutta calma.
«Non ti conosco» aveva detto.
Sensi aveva chiuso gli occhi,
aveva imprecato mentalmente e se n’era andato. Probabilmente era una tizia
anti-sconosciuti. Inutile perdere tempo con lei. Poteva sbagliare strada anche
da solo.
«Bastava dirmi come ti chiami,
no?» gli era arrivata una voce, dopo qualche minuto. La tizia anti-sconosciuti
trotterellava un paio di passi dietro di lui, continuando a fumare. Dalla sua
bocca uscivano grandi nuvole di fumo misto a vapore.
«Ermanno, Ermanno Sensi. Ora mi
dirai da che cazzo di parte devo andare?».
«Io Aurora. Mando un sms con il
tuo nome alla mia amica, poi, se vuoi, ti do uno strappo in scooter».
Sensi aveva guardato l’angolo di
brughiera industriale in cui era finito, la tizia palesemente alticcia che gli
stava offrendo uno strappo e il cielo blu-grigio sopra le loro teste.
«Ok» aveva detto.
Continua...
3 commenti:
"l’aveva piantato con dei tizi anti-tutto, che non mangiavano carne, pesce, molluschi, latticini, roba di marca, non prendevano farmaci e, specialmente, ci tenevano un casino a dirtelo."
Ahahahahah, sempre adorabile!
Mi ero scordata la fame di sapere che viene dopo aver letto la prima puntata!
Oh, si ripresenta tutte le volte, non sbaglia un colpo.
Promette benissimo...
Ragazzi, vi voglio bene.
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