venerdì 30 novembre 2012
Hardcore - 3
giovedì 29 novembre 2012
Hardcore - 2
mercoledì 28 novembre 2012
Hardcore -- 1
martedì 27 novembre 2012
Da domani un nuovo racconto
Il titolo è "Hardcore". Vi siete espressi chiaramente, in merito. E io faccio sempre quello che volete... no?
mercoledì 21 novembre 2012
Playlist
Iniziamo dalla musica. Ho creato una playlist su YouTube, qua, ma a causa delle mie note deficienze tecniche non riesco a commentare estesamente come vorrei. Per cui, la riporto qua sotto, con i commenti che avrei voluto inserire. Se l'idea vi piace, potete iscrivervi al canale YouTube. Può darsi che in futuro posterò altri brani. Le cose che sono rimaste fuori sono innumerevoli.
Adesso mi dissocio e lascio la parola a Ermanno. Se questo elemento vi piace, condividetelo, va da sé.]
Ok, gente, questa è la mia playlist ufficiale. Strozzatevici.
Ermanno.
01. The Cure - Lullaby. Banale, ma necessaria. Non è la mia preferita, dei Cure, ma amo la sua falsa allegria. Non so perché, ma la associo al carillon di Profondo Rosso.
È la suoneria del mio cellulare da moltissimo tempo. Dato che dal mio cellulare arrivano per lo più cattive notizie, ho sempre paura di iniziare a detestarla, ma non è ancora successo.
Per la cronaca, il mio album preferito dei Cure è Pornography e la traccia che preferisco ascoltare nei momenti di scoramento (ossia, quasi tutti) è "The Hanging Garden".
02. Joy Division - She's Lost Control. Il gruppo preferito di Nadia. Un tempo, quando sentivo di essere adolescente, anche il mio. Sono poi passato ai New Order. Chiamatele simmetrie.
In fondo, i New Order e io siamo entrambi sopravvissuti a un suicidio.
Non credo di avere nient'altro da dire, in merito. Davvero.
03. New Order - Blue Monday. Come dicevo, New Order. E sai dove sei.
Mi piace il loro modo sottile di dire ciò che i Joy Division ti obbligavano ad ascoltare. Li trovo più ricchi di sfumature, più - Dio mi perdoni - adulti. E anche un po' più autoironici, che non guasta mai. Il loro fato, d'altronde, è quello di venir paragonati a ciò che erano "prima che".
04. Trom - Balmor. Iniziamo a scaldarci un po', ok? Adoro questi matti macabri.
Praticamente sconosciuti ai più, hanno fatto roba che mi fa rotolare sulla schiena dalla goduria. Mi piacciono meno le loro ultime cose. Pescano a piene mani negli stereotipi gotici e lo fanno con eleganza implacabile. Da metà brano in poi, scuotete la testa. È necessario.
05. Alien Sex Fiend - Ignore the Machine. Continuiamo con la musica allegrotta, per il momento.
Allegrotta relativamente, è chiaro. Qualcuno la definirebbe angosciante, ma non io. Per i pomeriggi a letto. Inoltre, gli Alien Sex Fiend hanno un dei nomi più fichi in circolazione.
06. Bauhaus - She's in Parties. Inevitabile.
I Bauhaus sono uno di quei gruppi la cui influenza è equiparabile a un grosso masso lanciato in un campo di gelatina. Gli schizzi sono arrivati dappertutto. Quando ho dovuto costruire il mio look per infiltrarmi nei Figli dell'Anticristo, mi sono pesantemente ispirato a Peter Murphy. Ma chi non si è mai ispirato a lui? Io sono più bello, bisogna dire.
07. Christian Death - Lament (Over The Shadows). E però adesso non eccitiamoci troppo.
Per i momenti di seria tristezza, ci sono sempre i Christian Death. Che sono così soffici che quasi non te ne accorgi. Per un po' ho provato a proporli come sottofondo romantico per altrettanto romantiche cenette casalinghe a base di pizza da asporto, ma per qualche motivo non ha funzionato.
08. Sol Invictus - Raven Chorus. Anzi, ricordiamoci sempre che la monotonia è bella.
Solo, senza sminuire i pur molti pregi di questo gruppo, ricordate anche che non sono l'ideale per i lunghi viaggi in macchina. Non se volete effettivamente arrivare a destinazione senza colpi di sonno. D'altro canto, sono troppo angoscianti per costituire un buon sonnifero quando non riuscite a dormire.
09. Red House Painters - Medicine Bottle. A questo punto della playlist vi ricordo che gli antidepressivi esistono. Usateli.
Per i momenti di angoscia più nera. I Red House Painters non ti deludono mai. Risucchiano la felicità come gli aspiratori Folletto risucchiano la polvere. O, insomma, sugli aspiratori non saprei, ma sui Red House Painters fidatevi.
10. Swans - Children of God. Usateli. Non scherzavo.
Se una minuscola particella di gioia di vivere fosse sopravvissuta ai Red House Painters, ecco la cura. Gli Swans - e anche Michael Gira come solista - vi faranno sprofondare definitivamente nell'abisso. Che poi è un po' quello che voglio io la maggior parte dei giorni.
Bonus Track. Johnny Cash - Folson Prison Blues. Ahaha, non datemi per scontato. Questa era l'ultima.
Un grande maestro. Un grande uomo in nero. Secondo Susanna la sua Ring of Fire è la più grande canzone d'amore di tutti i tempi. Io preferisco la sua cupa visione del mondo in tutti gli altri ambiti. E riesco ad ascoltare canzoni impensabili, se sono cantate da lui.
martedì 13 novembre 2012
martedì 16 ottobre 2012
Fuori programma 6
domenica 26 agosto 2012
Un nuovo design e qualche novità
Anche la sezione Free e-Books è stata aggiornata e contiene un racconto apocrifo di Sherlock Holmes in più.
martedì 24 aprile 2012
Satanisti perbene

lunedì 23 gennaio 2012
lunedì 2 gennaio 2012
e-books
venerdì 2 dicembre 2011
Pierrot - 22
Per le tematiche trattate, si consiglia la lettura a un pubblico adulto.
Corro come un dannato tirandomi dietro Liz, attraversando la navata di gente attonita. Sento l’urlo di rabbia del vecchio, che grida: “Ammazzatelo!”
Sento l’urlo di dolore di Romano, che geme: “Figlio di puttana.”
La folla vocia dietro di noi, alzandosi in piedi e facendo stridere le panche sul marmo della chiesa. “Ammazzatelo!” grida di nuovo Don Giuliano, ma è senza speranza.
Dei trecento assassini dietro di noi nemmeno uno ha la pistola. È un matrimonio, cazzo!
Ci sono, però, otto assassini davanti a noi, tutti in doppiopetto nero, tutti un po’ lenti di cervello. Prima devono realizzare. Poi infilarsi la mano nel doppiopetto. Poi togliere la sicura.
Poi sono morti.
Io non vado mai da nessuna cazzo di parte senza pistola, meno che sotto la doccia, e neanche sempre. E di certo non vado disarmato a un matrimonio mafioso, fosse anche uno destinato a spezzarmi il cuore.
Così mentre mi tiro dietro Liz, nel suo abito di tulle color crema che starebbe male anche a Sharon Stone, mi infilo la mano in tasca, estraggo la 9mm, sparo uno-due-tre-quattro-cinque-sei-sette-otto colpi (tutto con ordine, che siamo in America) sui gorilla in doppiopetto.
Otto centri perfetti, sotto tensione, in corsa, completamente fottuto, pazzo e innamorato, otto centri perfetti, non per vantarmi.
Sangue arterioso che schizza. Corpi stramazzati a terra. Urla dietro di me: “Ammazzatelo, ammazzatelo!”
Spalanco le porte della chiesa con un calcio e mi trascino Liz giù per i gradini.
“Sei matta come un cavallo, amore!” urlo, con le orecchie ancora assordate dai miei spari.
“L’ho fatto davvero, eh?” ansima lei, cercando di correre sui tacchi.
“Cazzo, sì!” salto dentro la mia decappottabile verde, che per fortuna ho lasciato fiducioso con la capote abbassata e metto in moto a gran velocità.
“È che forse sono incinta!” grida lei.
“Merda, amore, dovrò cercare di salvare la buccia a tutti e tre, allora!”
Liz si butta dentro la macchina, mi incastro la pistola tra le cosce e do gas. Entro nel casino del traffico strombazzando, quasi metto sotto un pedone, supero nella corsia opposta, in contromano, sdriblo uno-due-tre taxi, faccio un pezzo sul marciapiede, scendo e do ancora gas.
Guardo nello specchietto retrovisore. Ancora niente.
Butto la pistola in grembo a Liz. Lei urla.
“Se qualcuno ci spara da dietro spara anche tu. Non importa cosa prendi. Tira il grilletto e basta, ok?”
Tiro fuori il cellulare e lo apro, cerco il numero di Vargas intanto che guido come un pazzo. Il telefono squilla.
Tuut…
Tuut…
“Vargas.”
“Sono Pierrot. Ti ricordi quel passaporto per donna sui venticinque di dieci giorni fa? Me ne serve un altro, della stessa donna.”
“Ma…”
“E non dirmi che non ti sei tenuto le altre tre foto, perché non ci credo.”
“No, ce l’ho, ma…”
“E mi serve ora. Scendi sotto casa e buttamelo dentro la macchina, che non mi fermo nemmeno.”
“Ehy, Pierrot, ma che cazzo…”
“Lo fai o no, Vargas?”
“Sì, ma…”
“Allora fallo, cazzo, perché sto arrivando con tutta New York dietro!”
E attacco.
Vargas, aeroporto, primo volo disponibile, non importa per dove. Primo volo disponibile: New Orleans. Secondo volo disponibile a New Orlenas: Mexico City. Terzo volo disponibile, da Mexico City: Berlino. Quarto volo disponibile, da Berlino: non mi prendete più, stronzi.
*
Nuovo messaggio sulla mia segreteria telefonica: “Uno: siete tutti americani del cazzo. Due: prendete le vostre pistole e cacciatevele nel culo. Tre: premete il fottuto grilletto. Santé!”
*
E così ritorniamo al punto d’inizio.
Tra tutti sono io il più pericoloso. Santos è freddo ed efficiente, Clyde è spietato e creativo, Lester non ha paura di niente e Romano è puntiglioso, ma io sono imprevedibile.
È per questo che, nel giro, mi chiamavano Pierrot.
FINE
lunedì 28 novembre 2011
Pierrot - 21
Per le tematiche trattate, si consiglia la lettura a un pubblico adulto.
Il mio motto è sempre stato “uccidi e lascia morire”. Non ci provo gusto a dare sulle palle alle persone. Non uccido mai per motivi personali. Be’, quasi mai.
Mi piace farmi i cavolacci miei, girovagare dove mi pare, lavorare per chi voglio io.
Quel pomeriggio mi sbronzai di brutto, ma il giorno dopo stavo partendo per il Messico. Sono un frequent flyer, te l’ho già detto?
Arrivai a Canhcun nel primo pomeriggio, freddai un tizio alle quattro con un colpo di fucile di precisione, da un tetto, senza alcuna ispirazione. Che morisse, quel figlio di puttana!
Mi rimbarcai la sera alle sette, per Panama.
A Panama andai a sbronzarmi con un mio vecchio amico, che mi disse che sembravo disperato. Lasciai perdere il vecchio amico e me ne tornai a New York col primo volo.
Venni a sapere che le nozze sarebbero state celebrate a Saint Patrick, tre giorni dopo. Don Giuliano, forse, voleva togliersi il dente.
Clyde mi chiese di uccidere Romano e io gli dissi di no. Lester mi chiese di uccidere Romano e dissi di no anche a lui.
Cora mi chiese di uccidere Santos, ma non diceva sul serio. Le risposi che era già abbastanza punito dal doversi scopare lei. Cora mi disse che ero acido. Io le risposi che ero scazzato.
“E perché?” chiese Cora.
“Perché sono infelice, cazzo.”
“E perché sei infelice?”
“Perché mi sono dimenticato una cosa in un posto.”
“Ah. È grave?”
“Abbastanza.”
“Ah. Mi dispiace, Pierrot.”
“Non sai quanto dispiace a me.”
“Cos’era?”
“Il mio cervello, niente di serio. Nel mio culo.”
Cora rise e riattaccò, pensando che stessi facendo il misterioso.
Guardai per un po’ la sua foto sul suo passaporto, poi decisi che ero patetico e bruciai foto e passaporto. Dopo ero molto pentito. Costava cinquemila dollari, quel passaporto. E era l’unica foto. Merde.
Sabato mattina. Matrimonio.
Il tuo carissimo stronzo in piedi fuori dalla chiesa con una cicca in bocca (avevo ripreso a fumare) e un completo nuovo che sembrava già stazzonato. Barba di due giorni. Aria incazzata e infelice.
Cordone di sicurezza di uomini in doppio petto nero. Il tuo carissimo stronzo che fuma un’altra sigaretta.
Lester e Clyde che si affiancano al tuo carissimo stronzo. Battute taglienti.
Te la sei scopata anche tu, eh?
Yes, sir.
Cazzo, se la sono scopata tutti.
È una bottana, sir. Cosa normale.
Gli farà un cesto di corna.
Mica sono tanto sicuro, sir.
Meglio era se la accoppavi.
Per dieci pezzi non accoppo nemmeno uno scarafaggio, sir.
La pianti di chiamare me e quest’altro cornuto sir?
No, oggi mi girano le palle così.
Arriva la Madre dello Sposo. Sembra una fottuta bomboniera. Arrivano le Amiche della Madre dello Sposo. Sembrano vecchie battone. Arrivano gli Amici del Padre dello Sposo. Messicani, russi, cinesi, italiani.
Signori, arriva Lo Sposo.
Abbraccia tutti gli stronzi che gli capitano a tiro, gongola visibilmente, ha già il cazzo mezzo barzotto di prima mattina. Non importa se ha la giacca sopra. Io lo so. Lo vedo. Lo percepisco.
Mi abbraccia e io gli strizzo i coglioni per metterlo in imbarazzo. Gli altri ridono. Mi fermo appena un attimo prima di staccarglieli.
Ding-dong, le campane suonano.
Frush-frush, tutti ciabattano dentro alla chiesa. I Parenti dello Sposo da un lato. Gli Amici dello Sposo dall’altro. Niente Parenti e Amici della Sposa.
Tutti sono seduti e mormorano tra loro. Santos è al braccio di Cora. Anche se sono tutti e due già seduti lei non lo molla, non si sa mai.
Le Amiche della Madre dello Sposo parlottano.
Una bottana, povera Concettuzza.
Neanche di classe. Bottana di strada era.
Tempo un anno e diventa una cisterna.
Tempo due mesi e lo mette cornuto.
Nemmeno tanto bella è.
Silenzio imbarazzato. Be’, insomma, volgare. Volgare, volgare, annuiscono le altre.
Parte la marcia nuziale. Teste che si voltano all’indietro. Madre dello Sposo che inizia a piangere. Sposo impettito davanti all’altare, erezione ben evidente (per me). Prete falso-sorridente.
Entra la Sposa col Padre dello Sposo.
Il tuo carissimo stronzo deglutisce piuttosto forte. Tutti gli uomini presenti in sala deglutiscono piuttosto forte. Le donne no. Sibilano.
La Sposa indossa un vestito a bomboniera color crema, che farebbe sembrare un cesso anche Sharon Stone. A lei sta bene.
La marcia nuziale continua. La Sposa e il Padre dello Sposo raggiungono l’altare. Don Giuliano sembra che stia succhiando un limone. Con anche la buccia. La Sposa ha un’aria spersa, angosciata, impaurita, poverina.
Alla mia destra, Lester, alla mia sinistra, Clyde: entrambi con le loro due brave erezioni. Solo io non ne sono munito, mi sento in minoranza.
Mi sento.
Stronzo.
La Sposa e il Padre dello Sposo si fermano davanti all’altare. Lo Sposo è raggiante e si capisce benissimo che ha voglia di toccare sul culo la Sposa. La marcia nuziale sfuma.
Il prete attacca: siamo oggi qui riuniti e bla e bla e bla.
Il pubblico dormicchia. Il pubblico guarda fisso il culo della Sposa, sotto ai quintali di tulle color crema.
Il prete continua: se c’è qualcuno a conoscenza di un motivo per cui questo matrimonio non si debba celebrare parli ora o taccia per sempre.
Silenzio in aula. Risatine nervose. Lo Sposo che si volta a lanciare uno sguardo offeso complessivo: è il mio matrimonio, cazzo!
Il tuo carissimo stronzo guarda il soffitto. È molto alto. Certo, è una chiesa.
Il prete: Vuoi tu, Romano, prendere in sposa la qui presente Elisabeth-Mary, e amarla e rispettarla, in pace e in guerra, sui letti e sui divani, davanti e dietro, finché morte non vi separi, o almeno dopo che lei non sarà più calda?
Romano: Sì lo voglio. Eccome se lo voglio.
Il prete: E vuoi tu Elisabeth-Mary, prendere in matrimonio il qui presente Rotto-in-Culo, e amarlo e rispettarlo, prenderlo davanti dietro e in bocca, cinque volte al giorno come minimo, se no guai, finché finalmente lui non tirerà le cuoia?
Elisabeth-Mary: …
Il prete: Ehm.
Il pubblico: mormorio in veloce salita.
Il Padre dello Sposo: dai! (sottovoce).
La Madre dello Sposo: lacrime copiose.
Lo Sposo: improvvisa debacle.
Il tuo carissimo stronzo: profonda ruga in mezzo alla fronte. Inizio di extrasistole.
La Sposa: No.
No. No. No. No. No. No. Effetto sonoro nella platea. Attonita.
La Sposa si volta verso la platea, guarda il tuo carissimo stronzo. Il tuo carissimo stronzo scatta in piedi, scavalca un Lester che lo fissa con la bocca spalancata, schizza nel corridoio.
“Diamocela a gambe, piccola!” grida il tuo carissimo stronzo, acchiappando una Sposa che-ancora-non-si-rende-ben-conto per una manica di tulle color crema.
La ex-Sposa e il tuo grandissimo stronzo si scapicollano giù per la navata.
E ora.
Sono.
Fottuto.
Pierrot - 20
Per le tematiche trattate, si consiglia la lettura a un pubblico adulto.
Valigia trolley, sacchetto coi vestiti, jeans blu aderentissimi, maglietta bianca senza biancheria. Barca a motore, aereo, altro aereo, ultimo aereo.
Fottutissimo aeroporto JFK. Uomini del vecchio in doppio petto. Romano che corre come al rallenty verso la sua amata fica, le braccia aperte e lo sguardo voglioso. Grande abbraccio, lungo bacio.
Pacca sulla spalla a me. Ero sicuro che non mi potevi fare questo. Ringrazia il tuo vecchio, per me era già becchime per i pesci.
La coppia innamorata che esce dall’aeroporto.
Bye bye, Pierrot.