mercoledì 28 novembre 2012

Hardcore -- 1


Ermanno Sensi se ne stava seduto sul pavimento della stanza di Aurora e si chiedeva se il nobile scopo che si era prefisso giustificasse tutto quel dolore. Se fosse, in una parola, giusto per se stesso, prima che per tutto il resto del genere umano.
Se lo chiedeva confusamente, frammentariamente, perché, se il suo cervello fosse stato un grafico a torta, la fetta più grande di quel grafico avrebbe avuto l’etichetta “muto grido di dolore”. Un’altra fetta, di minuto in minuto più sottile, avrebbe avuto il titolo “nobile scopo”, appunto, mentre la terza fetta, quasi invisibile, avrebbe potuto chiamarsi “dubbi etici”.
Era iniziato tutto all’RDA May Day, l’unico centro sociale occupato e autogestito della Spezia. Un posto che, di solito, Sensi non frequentava.
Non lo frequentava non perché sentisse che in un centro sociale occupato, formalmente illegale, antimilitarista, anti-stato, anti-potere e anti-tutto, un poliziotto sarebbe stato fuori luogo. Sensi non si considerava un poliziotto, si considerava una zecca attaccata su un capillare periferico della Nazione, per cui passare la serata insieme a dei tizi con tatuato ACAB sulle chiappe non gli dava nessun fastidio. L’acronimo ACAB in quanto tale, poi, gli era sempre sembrato irragionevolmente ottimista. La maggior parte degli sbirri era idiota, non bastarda. Detto questo, la questione, per lui, non aveva grande importanza.
Il motivo vero per cui non frequentava il May Day era che quel posto assomigliava a una lattina di acciughe formato gigante, l’amplificazione faceva schifo, Sensi riusciva sempre a perdersi nell’area industriale labirintica in cui sorgeva e ci passavano musica di merda. O, comunque, musica di merda per uno a cui tutto quello che era più allegro di un requiem sembrava vagamente fuori luogo.
In ogni caso, giovedì sera era andato al May Day per accompagnare un suo amico metallaro a un concerto brutal-death. Brutale lo era stato di sicuro. Il suo amico, che poi era più un conoscente, l’aveva piantato con dei tizi anti-tutto, che non mangiavano carne, pesce, molluschi, latticini, roba di marca, non prendevano farmaci e, specialmente, ci tenevano un casino a dirtelo. Per fortuna la musica brutal-death, almeno in quello, si era rivelata utile. Sensi aveva annuito civilmente, sorseggiando una birra da discount, senza sentire quasi niente di quel che gli gridavano nelle orecchie.
Si era poi reso conto che i tizi non bevevano neanche alcolici, forse per paura che il luppolo della birra avesse sofferto. Quello era stato troppo.
Era uscito nell’aria uggiosa dell’esterno della lattina e si era distratto guardando una lunga ciminiera, a modo suo bella, e altri tipici elementi del paesaggio industriale: recinzioni di filo di ferro, zone brulle sparse a casaccio tra nastri di cemento, lucine fredde e lontane. Se solo avesse fumato, si sarebbe fatto una sigaretta e sarebbe tornato a casa a piedi. Stupidamente, era andato in macchina con il metallaro, che probabilmente stava ormai vomitando da qualche parte nei dintorni.
Non aveva fumato nessuna sigaretta, ma aveva iniziato a incamminarsi lentamente verso un punto. Non sapeva se quel punto fosse in direzione della città, perché non aveva idea di quale fosse la direzione della città, ma da quella parte c’era della gente.
La gente che aveva individuato stava bevendo birra, che era già un buon segno.
Sensi, lo ricordava perfettamente, a quel punto non era sbronzo. Non ci era neanche vicino. Era drammaticamente lucido.
Con grande lucidità, aveva osservato i nuovi tizi appena entrati nel suo campo visivo.
Una era una ragazza con la testa rapata a casaccio, dei pantaloni aderenti e cenciosi, un giaccone militare pieno di spillette e dei grossi anfibi. Stava vomitando sugli unici ciuffi d’erba del posto, probabilmente uccidendoli.
C’era poi un ragazzo alto, con una cresta sbilenca, magro come un chiodo, che beveva e rideva a voce altissima con un suo amico, un tizio simile a lui ma più tracagnotto.
Un’altra ragazza stava assistendo la prima ragazza, ma non sembrava molto convinta. In realtà, si voltava ogni tre secondi per ridere con gli altri due.
Infine, c’era una tizia che sembrava il ritratto dello scazzo.
Sensi si era diretto verso di lei a colpo sicuro.
«Ciao» aveva detto. «Sai mica in che direzione devo andare, per tornare a Spezia?».
La ragazza gli aveva lanciato uno sguardo vacuo. «Ci sei, a Spezia» aveva detto.
Sensi aveva sospirato. «Per quel che ne so, potrei essere anche a Vibo Valentia. Intendevo: devo andare verso il centro, odio camminare, ho freddo e devo pisciare. Farei a meno di perdermi ancora di più. Da che parte devo andare per arrivare, diciamo, in un punto noto?».
La ragazza l’aveva guardato con una certa pietà.
«Sì, ok. Un punto noto, come, che ne so, il cimitero?» aveva aggiunto Sensi, consapevole di non migliorare la propria immagine agli occhi dell’altra. In realtà, c’erano degli altri punti a lui noti, nelle vicinanze, solo che non ne ricordava il nome.
La ragazza si era accesa una sigaretta, con tutta calma.
«Non ti conosco» aveva detto.
Sensi aveva chiuso gli occhi, aveva imprecato mentalmente e se n’era andato. Probabilmente era una tizia anti-sconosciuti. Inutile perdere tempo con lei. Poteva sbagliare strada anche da solo.
«Bastava dirmi come ti chiami, no?» gli era arrivata una voce, dopo qualche minuto. La tizia anti-sconosciuti trotterellava un paio di passi dietro di lui, continuando a fumare. Dalla sua bocca uscivano grandi nuvole di fumo misto a vapore.
«Ermanno, Ermanno Sensi. Ora mi dirai da che cazzo di parte devo andare?».
«Io Aurora. Mando un sms con il tuo nome alla mia amica, poi, se vuoi, ti do uno strappo in scooter».
Sensi aveva guardato l’angolo di brughiera industriale in cui era finito, la tizia palesemente alticcia che gli stava offrendo uno strappo e il cielo blu-grigio sopra le loro teste.
«Ok» aveva detto.

Continua...

3 commenti:

paolo raffaelli ha detto...

"l’aveva piantato con dei tizi anti-tutto, che non mangiavano carne, pesce, molluschi, latticini, roba di marca, non prendevano farmaci e, specialmente, ci tenevano un casino a dirtelo."

Ahahahahah, sempre adorabile!

Skiribilla ha detto...

Mi ero scordata la fame di sapere che viene dopo aver letto la prima puntata!
Oh, si ripresenta tutte le volte, non sbaglia un colpo.
Promette benissimo...

Susanna Raule ha detto...

Ragazzi, vi voglio bene.