sabato 7 agosto 2010

Quello che non sai - 7

Mangiava ciliegie nudo in un letto con delle lenzuola di marca. Razionalizzare, a quel punto, non serviva più a niente.

“Non capisco che cos’hanno di diverso rispetto alle altre lenzuola,” disse, sputando un nocciolo nel posacenere.

Lia sbuffò un po’ di fumo verso il soffitto. Fumava col bocchino, ovviamente. “Costano di più,” spiegò, un po’ seccata.

“Suppongo che questo valga anche per tutto il resto, no? I mobili, i tappeti, la domestica, i cazzo di fiori secchi…”

“Quella cosa dei fiori secchi devo ancora capirla. Non credevo che ti piacesse.”

“Sculacciare le donne? O i fiori secchi in generale?”

Lei inarcò un sopracciglio. “Tutti e due.”

“Già,” sorrise Sensi, e sputò un altro nocciolo. “Era una tecnica. Avevo il sospetto che mi stessi prendendo ancora per il culo.”

“Sei più divertente quando ti limiti ai preliminari.”

“Sei più dignitosa quando non uggioli a quattro zampe.”

Lei gli lanciò un’occhiataccia. “Hai una vena sadica.”

“Quindi sarebbe corretto dire che tu hai una vena masochista?” replicò lui, mettendo da parte le ciliegie. Si rivoltò sulla pancia. “Oppure possiamo giocare a carte scoperte e dire che sei molto vicina alla disperazione? Abbastanza vicina da metterti a quattro zampe per il primo coglione che fa la voce grossa?”

Lei tolse la sigaretta dal bocchino e la lasciò nel posacenere. “Volevo comprarmi il tuo silenzio.”

Sensi arricciò il naso. “Idea stupida. A quanto hai venduto il pacchetto completo? Mi riferisco ai quadri, ai gioielli, ai dvd… non al resto. Immagino che anche quello abbia il suo prezzo.”

Anche Lia si voltò verso di lui. I suoi occhi blu, per una volta, non erano né fragili né torbidi, solo pensierosi. “È stato mio marito,” disse, alla fine.

“Tuo marito ha venduto i tuoi quadri, i tuoi gioielli e i tuoi filmini porno?”

Lia fece una piccola smorfia. “Già.”

“E perché?”

“Perché siamo al verde. E perché non ci sono più gli uomini di una volta.”

“Gli uomini di una volta sarebbero quelli che hanno paura di uno scandalo?”

“Alcuni di quei filmati sono finiti su internet. Non la versione completa. Quella ridotta che mio marito spediva come prova.”

Sensi si mise a ridere.

“Non c’è niente di divertente,” disse l’altra, secca.

“In un flaccido cinquantenne che si vanta con gli amici virtuali di essersi portato a letto una come te? No, forse no, scusa.”

Lia gli lanciò un’altra occhiataccia. “Non è stato uno spasso, sai? Il tuo caro questore, ad esempio…”

“Preferisco non sapere, grazie. Sono un debole, non credo che potrei resistere alla tentazione di sfotterlo.”

“Non avevo alternative,” disse lei. Ora sembrava leggermente arrabbiata.

“Ma certo che le avevi. Solo che questa era più facile. Non dovresti cercare di convincermi che sei un candido giglio. I candidi gigli mi mettono sempre di pessimo umore.”

“Uffa,” sbuffò lei. “Inizio a pensare di essere stata fregata.”

“Dovevi nascere un secolo fa. Ma torniamo ai fatti. Tuo marito vende il pacchetto completo, ma?”

“Mio marito è un idiota.”

Sensi si allungò verso le sue sigarette, ne prese una e l’accese. “Mai riuscito a prendere il vizio,” disse, dopo aver dato qualche tiro. Spense la sigaretta nel posacenere. “Tuo marito è un idiota, su questo siamo d’accordo. Anzi, tecnicamente potresti denunciarlo, mi sa. Sarebbe un bel processo, degno di un romanzo di John Grisham. Ma gli occhioni blu ti aiuterebbero di sicuro a convincere il giudice che sei sempre stata una povera vittima nelle mani di un perverso sfruttatore. A meno che il giudice non sia uno dei tuoi clienti, s’intende.”

Gli occhioni blu, in quel momento, si serrarono. “Non voglio tornare a essere povera, è così tremendo?”

Sensi le prese il mento. “Guardami. Ehi, guardami.”

Gli occhioni blu si riaprirono, leggermente lucidi.

“E come credi che sia, mio marito? Guarda, lì c’è una foto. Assomiglia a un tricheco. Un tricheco sadico. Ma tu, naturalmente, non mi credi.”

“Che te ne frega, se ti credo? Ho detto che ti aiuterò. Sono costretto ad aiutarti, se vuoi saperlo. Ma, sì, ti credo. Ci credo che un uomo come tuo marito può essere un bastardo. Però non cambia niente. a chi ha venduto i filmati?”

“A Ignazio Bonanni.”

Sensi rimase in silenzio.

Si mordicchiò un labbro.

“Merda,” disse, alla fine.

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