venerdì 6 agosto 2010

Quello che non sai - 5

“Capo, ho sentito dire che ha fatto a botte con un ragazzino,” fu la prima cosa che disse Mainardi, quando Sensi comparve nella sala della mobile. La seconda fu: “Ma che cosa ci fa qua, a quest’ora?”

Sensi gli lanciò un’occhiata vacua. “Prendo un caffè e poi me ne vado a dormire, è chiaro. E non ho fatto a botte con un ragazzino. Il ragazzino mi ha fatto un occhio nero, è diverso.”

Mainardi lo vide dirigersi a passo stanco verso il distributore automatico, inserire la chiavetta e selezionare una bevanda.

“Comunque,” riprese, seguendolo, “i genitori del ragazzo vogliono denunciarla per abuso in atti d’ufficio.”

Sensi estrasse il caffè dallo sportello e bevve un sorso. “Ah, sì?”

“Dicono che non aveva il diritto di rompere il finestrino di non so quale macchina,” spiegò Mainardi, servizievole. In quanto radio-serva ufficiale della questura, doveva tenersi aggiornato.

“La macchina che stazionava davanti alla mia impedendomi di uscire, probabilmente,” commentò Sensi, senza la minima preoccupazione.

Mainardi sembrò eccitato. “Quindi ha rotto il finestrino.”

“Con il cric,” sorrise Sensi.

“Ed è legale?” chiese l’altro, speranzoso.

Sensi buttò via il bicchierino vuoto del caffè. “Non ne ho idea. Dovrebbe chiederlo alla Riu. Lei lo sa di sicuro.”

Mainardi avrebbe voluto approfondire la questione – l’idea di poter spaccare macchine altrui in perfetta legalità lo attirava – ma il commissario gli diede le spalle e si avviò verso l’ascensore.

“E se non è legale?” gli gridò dietro Mainardi.

“Dovrò ucciderlo,” rispose Sensi, a mezza voce. “Il questore ha detto che posso far fuori chi mi pare.”

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