giovedì 5 agosto 2010

Quello che non sai - 4

Alle otto del mattino, quando Salvemini arrivò in questura, trovò ad attenderlo un Sensi dall’aria sbattuta e con un occhio nero.

“Lei non ha dormito,” disse, entrando nel suo ufficio.

“Brillante deduzione.”

“È anche gravemente in anticipo,” continuò Salvemini, andandosi a sedere dietro la sua gigantesca scrivania.

“Ha notato anche questo,” rispose l’altro, lasciandosi cadere su una delle scomodissime poltroncine di design del questore.

“E ha un occhio nero.”

“Mi avessero rotto una gamba, sarebbe stato meglio,” commentò Sensi.

Salvemini si coprì la bocca con una mano. “È andata così male, quindi.” Non era una domanda, Salvemini difficilmente poneva domande, domande retoriche a parte.

“Immagino che sia andata esattamente come si aspettava che andasse, se è questo che intende.”

Salvemini scosse la testa. “Veramente mi aspettavo che andasse meglio. Mi aspettavo che lei svicolasse. È il suo forte, se non sbaglio.”

“Anche la mia cialtroneria ha dei limiti,” spiegò Sensi. “Vorrei solo capire perché non ha mandato la Riu. Sarebbe stata perfetta.”

Il questore assunse un’espressione vaga. “C’erano dei dvd…”

Sensi non sembrò stupito. “Già. Stava per essercene anche un altro. Una forma di cortesia, suppongo. Sono una delle persone meno ricattabili della città.”

“Ha detto che stava per esserci,” fece Salvemini, improvvisamente attento.

“Hm. Poi ho involontariamente urtato la videocamera nascosta… ahimé, si è rotta. Anche il computer su cui stava registrando si è rotto. Un altro incidente.”

La bocca di Salvemini si contrasse in un breve sorriso. I suoi piccoli baffi a forma di mosca guizzarono e ricaddero al loro posto.

“Sa, Sensi,” disse, di nuovo serissimo, “in fondo lei potrebbe essere davvero la persona giusta per questo caso.”

Il commissario si alzò. Aveva la faccia stanca e più scura del solito.

“Sì, certo. Aspetto che qualcuno mi mandi per posta la licenza di uccidere, ok?” disse, uscendo.

Il questore non si scompose.

“Quella l’ha avuta quando si è arruolato,” rispose, senza alcuna traccia d’ironia.

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