martedì 3 agosto 2010

Quello che non sai - 2

Sensi lo richiamò un minuto più tardi. Salvemini rispose al primo squillo.

“L’indirizzo, signore,” disse, atono.

“Eh?”

“L’indirizzo della villa derubata,” spiegò Sensi.

Il questore glielo diede e gli spiegò come arrivarci. Sensi agguantò una t-shirt dei Neu! e si diresse verso la macchina. Al telegiornale dicevano che era l’agosto più caldo degli ultimi dieci anni. Sensi non guardava il telegiornale - era una fatica inutile, visto che tutti non facevano altro che ripetergli le notizie di maggior interesse, tipo le temperature - ma gli sembrava di ricordare che anche l’agosto precedente fosse stato il più caldo degli ultimi dieci anni. Forse dipendeva dalla decina d’anni presa in considerazione, chi lo sapeva?

Statistiche sospette a parte, faceva un caldo bestiale. L’aria del centro città era immobile, stagnante. Ragazze dodicenni si muovevano in branchi, semi-nude e sudate, mentre i pensionati si disidratavano sulla pubblica via in bermuda e ciabatte. I bar erano aperti. I negozi d’abbigliamento offrivano l’illusione di un po’ di refrigerio a modico prezzo.

Sensi aveva lasciato la sua jeep wrangler in equilibrio sull’angolo di piazza Beverini, a dieci metri da casa sua, ma nonostante fosse in divieto rosso due macchine avevano parcheggiato in doppia fila dietro alla sua.

Aprì la portiera e iniziò a suonare il clacson. Nel palazzo di fronte si spalancò immediatamente una finestra.

“Basta con ‘sto casino!” gli gridò una signora, lanciandogli un’occhiata di fuoco.

“Mi hanno incastrato la macchina,” spiegò Sensi, “e sono un poliziotto in servizio.”

“Sì, sì. Adesso la pianti, che mi esce tutta l’aria condizionata!” ribatté la signora, richiudendo di scatto la finestra.

Sensi ricominciò a suonare il clacson.

Osservò le macchine che gli bloccavano la strada: una 500 nuova e una Mini nuova. Fighetti figli di papà, concluse immediatamente. Potevano permettersi di riparare qualche danno.

Suonò il clacson ancora un paio di volte senza nessun risultato, nemmeno un’altra sgridata dalla signora.

Appoggiò entrambe le mani sul cofano della 500, che sembrava la più leggera delle due macchine. Spinse. Il bastardello aveva inserito il freno a mano.

Provò con la Mini. Spinse. Anche quel maledetto aveva inserito il freno a mano.

Suonò il clacson ancora un paio di volte, perché non dicessero che non ci aveva provato fino all’ultimo.

Poi, irritato, aprì il portabagagli della sua wrangler e tirò fuori il cric.

Aveva appena sferrato il primo colpo al finestrino del passeggero della 500, frantumandolo, quando dal bar all’angolo un ragazzetto sui vent’anni si staccò dal branco di altri ragazzetti sui vent’anni che stazionava lì fuori.

“Ma sei scemo?” gridò, andando verso di lui a passo veloce. Aveva dei bermuda a scacchi, fatto che non contribuì alla gentilezza della risposta di Sensi.

“È tua questa lattina?”

“Certo che è mia, coglione! Ma ti rendi conto? Mi hai appena spaccato un finestrino!”

Sensi non lo degnò di una seconda occhiata.

“Papà te lo ricomprerà,” disse, infilandosi attraverso il vetro rotto e mollando il freno a mano.

“Col cazzo, amico, quel vetro me lo ricompri tu!” gridò il ragazzetto e prese Sensi per un braccio. Sensi se lo scrollò di dosso. “Sono un pubblico ufficiale, amico. Se sai di chi è l’altro pezzo di modernariato, qua, vallo a chiamare, prima che rompa anche il suo finestrino.”

Il ragazzetto gli tirò un pugno in faccia. Intanto si era radunata una piccola folla di altri adolescenti e post-adolescenti, che commentavano la scena e la riprendevano con l’i-Phone.

Sensi sospirò.

Odiava essere preso a pugni in faccia, anche se erano pugni fiacchi da post-adolescente con i bermuda a scacchi.

Tirò fuori il distintivo. “Ti ho già detto che sono un pubblico ufficiale?”

“Mi hai spaccato il finestrino!” ripeté l’altro.

“Vogliamo vedere se nel cruscotto c’è qualcosa di interessante?”

“Ma guardati! Tu non sei un poliziotto,” borbottò l’altro, un po’ tentennante.

Sensi approfittò della momentanea confusione del ragazzo per dare una bella spinta alla sua 500. La macchina scivolò lentamente in mezzo alla strada.

Guardò la folla di spettatori.

“Allora? Il proprietario della Mini?” chiese, flemmatico. L’occhio iniziava a fargli male.

Un altro ventenne si fece largo tra la folla. “È mia, amico! Stai buono con quel cric.”

“Che bellezza, sono amico di tutti, stasera. Rimuovi il veicolo, per favore.”

L’altro alzò le mani in segno di resa e sbloccò la portiera. “Lo sto facendo, ok?”

Esattamente in quel momento si sentì il suono di una sirena.

Sensi sorrise. Qualcuno di quei minchioni aveva chiamato la polizia.

La volante, avanzando lentamente in mezzo alla folla, andò a fermarsi subito dietro alla Mini. Sembrava un cubo di Rubik: sposti un pezzo e atri due ti si mettono tra i coglioni.

Sensi mostrò il distintivo a uno dei due poliziotti in divisa.

“Sposti l’autopattuglia, agente,” disse, stancamente.

L’uomo guardò il distintivo, la Mini, la 500 con il vetro rotto e la folla di post-adolescenti.

“Sì, signore,” annuì, perplesso. “Dove?”

“La vede quella jeeep nera?”

“Sì, signore?”

“È la mia cazzo di macchina. Quella che mi serve per arrivare sulla scena del crimine dove avrei dovuto essere, oh, diciamo dieci minuti fa.”

L’agente annuì di nuovo, compunto.

“Quel ragazzo coi bermuda a scacchi? Mi ha tirato un pugno in faccia. La sua macchina ostruiva il passaggio – la faccia rimuovere. Quell’altro demente con la Mini? Ostruisce anche lui. Se lei sposta l’autopattuglia forse non ostruirà più, in ogni caso faccia rimuovere anche la sua macchina. Ma… e questo è il punto chiave, agente… lo faccia dopo che io sarò riuscito a uscire. Chiaro?”

L’agente, evidentemente, aveva fatto fatica a seguire tutto il discorso, ma annuì ugualmente. “Sì, signore.” Poi continuò a guardarlo.

Sensi sospirò.

“Ok, un passo per volta: l’autopattuglia.”

Finalmente l’agente riuscì a mettersi in moto. Risalì sulla volante e mise la retromarcia. Nel frattempo, dietro di lui, si erano fermate un altro paio di macchine. L’agente riattaccò la sirena. Le due macchine fecero cautamente retromarcia. La Mini si spostò di qualche metro.

Sensi saltò sul wrangler e scivolò via, prima che qualcuno lo bloccasse anche dal davanti.

Doveva assolutamente comprarsi un motorino.

5 commenti:

Luca Bonisoli ha detto...

Sensi è stato fin troppo gentile. Fossi stato in lui avrei sfoderato uno degli sguardi demoniaci che gli riescono tanto bene e avrei terrorizzato a morte il ragazzino!

Susanna Raule ha detto...

è difficile terrorizzare a morte i ragazzini coi bermuda a scacchi. è più facile prenderli a sprangate :)

Skiribilla ha detto...

decisamente più facile, approvo :)

(la t-shirt dei Neu!!)

Susanna Raule ha detto...

piacciono anche a me, ci vuole pazienza...

paolo raffaelli ha detto...

Io lo sprangavo, al ragazzino. Ho appena bruciato un paio di bermuda a scacchi che non mettevo mai.