giovedì 19 agosto 2010

Quello che non sai - 18

Salvemini stava tornando nel suo ufficio. Era vagamente preoccupato. Era mezzogiorno e Sensi non si era ancora fatto vedere. Non si era fatto vedere neanche il giorno prima e anche se questo non era strano, era strano che non avesse almeno telefonato per accampare scuse improbabili per la sua assenza.

Uscì dall’ascensore, ancora pensieroso, e si diresse verso l’anticamera del suo ufficio.

Sensi era lì, pallido e nerovestito come suo solito – anzi, osservandolo con attenzione, un po’ più pallido del solito.

La sua segretaria stava cercando di ignorarlo.

“Entri,” disse Salvemini, senza dimostrare nessuna preoccupazione.

Sensi lo seguì all’interno silenzioso come un’ombra.

Quando Salvemini chiuse la porta, l’altro prese un pacchetto dalla tasca posteriore dei pantaloni e glielo diede. Non disse niente, neanche “buon compleanno”.

Salvemini si sedette alla scrivania e aprì il pacchetto con il suo tagliacarte d’argento. Erano due dvd e su ognuno c’era scritto il suo nome. Salvemini non sospirò di sollievo. Non era diventato questore sospirando di sollievo come una scolaretta. I suoi baffi a forma di mosca restarono immobili accanto alla sua bocca.

Aprì lo sportello del lettore cd del suo computer e infilò il primo dvd. Eliminò l’audio. Lo fece partire.

Dopo aver osservato la ripresa per qualche secondo, estrasse il dvd e ripeté la procedura con il secondo.

Sensi era ancora in piedi davanti alla sua scrivania, più pallido e macilento del solito. Salvemini notò che aveva una mano bendata.

“Non…” disse Salvemini, cauto, “non ce ne sono altri?”

Sensi scosse la testa. “Che io sappia, no.”

“Riceverò un’altra denuncia con il suo nome sopra?”

Di nuovo, Sensi scosse la testa, ma non sorrise.

“Si accomodi.”

Sensi si lasciò cadere su una delle scomode poltroncine di design davanti alla sua scrivania.

Salvemini lo osservò per qualche instante. Sembrava terribilmente stanco.

“Pensavo che non l’avrei mai detto, ma dovrebbe andare a dormire, commissario.”

L’altro scosse di nuovo la testa. “Mi passerà.”

“Gli altri dvd sono ancora nelle mani di Bonanni, presumo.”

Ancora una scrollata negativa. “A quest’ora dovrebbero essere nelle mani della polizia, veramente,” rispose.

Salvemini inarcò le sopracciglia.

“Tudini si è fatto firmare dal gip un ordine di perquisizione. I dvd saranno depositati come prove.”

“Come prove.”

Salvemini non aveva bisogno di far notare a Sensi che lui non sapeva niente dell’intera operazione, che non l’aveva autorizzata e che non era regolare. Era sicuro che l’altro lo sapesse benissimo.

“Già. Vede, secondo la legge sulla privacy…”

“Sensi, mi sta dicendo che stiamo perseguendo Bonanni per violazione della privacy?” fece Salvemini. “Capisco che Al Capone fu arrestato per avere evaso il fisco, ma sa quali sono le sanzioni per violazione della legge sulla privacy?”

“Non ne ho idea,” ammise Sensi, stringendosi nelle spalle.

“Ma io sì. E anche il gip. È ridicolo.”

“Apparentemente il gip non la pensa come lei.”

Salvemini lo guardò fisso. “Io non credo che il gip, quando ha firmato l’ordine di perquisizione, sapesse che cosa avrebbe trovato,” disse, piuttosto lentamente.

“È questo il punto di una perquisizione. Non sai mai che cosa trovi.”

“Sensi, quei dvd…”

“Sono una prova, ormai.”

Salvemini tornò a fissarlo, con le labbra serrate.

“Alcune volte non riesco proprio a capire che cosa le frulla per la testa. Ha consegnato a un magistrato dei filmati che metteranno in grave imbarazzo delle persone influenti con l’unico scopo di fare incazzare un malavitoso.”

“Bonanni non mi interessa.”

“Oh, questo lo so. E so che non le interessano neanche quelle persone influenti. Sarei solo curioso di sapere che cos’è che le interessa.”

Sensi scosse la testa.

“Perché, vede, così a prima vista, sembra che lei abbia deciso di far incazzare un malavitoso e delle persone influenti all’unico scopo di sostenere la causa di divorzio di una…” Salvemini si interruppe, cercando la parola giusta.

“…ricca ninfomane?” concluse Sensi, al posto suo.

“Ecco, una cosa del genere è eccessiva persino per lei.”

Sensi scrollò le spalle, con un lieve sorriso auto-indulgente.

“Non ha pensato che le avrebbe semplicemente aizzato contro Bonanni?” lo incalzò il questore. “Oppure c’è anche un ordine di protezione testimoni di cui io non so niente?”

“Oh, no,” rispose Sensi, come se l’idea di fare qualcosa alle spalle dell’altro lo sgomentasse.

“Ma qualcosa ha combinato. Che cosa?”

Era una domanda diretta e il questore sapeva che Sensi gli avrebbe risposto. Quello che non sapeva era se la risposta gli sarebbe piaciuta e questo era uno dei motivi per cui cercava di non fare mai domande dirette, specialmente a Sensi.

“Ho rilasciato un’intervista,” disse l’altro.

“A chi?”

“A Grassi, della Nazione.”

“Le deve un favore?”

Sensi sorrise di nuovo. “Ora ne devo io uno a lui.”

“E chiederle qual è l’argomento dell’intervista sarebbe troppo?”

“Qualche soffiata sul caso. Uscirà domani, insieme alla notizia della perquisizione.”

“Immagino che metterà favorevolmente in luce l’operato delle forze dell’ordine.”

Sensi inclinò la testa da un lato.

“No?”

“Qualcuno potrebbe avere l’impressione che abbiamo estorto con l’inganno delle informazioni a una certa signora,” ammise Sensi.

Salvemini lo fissò. “Lei è un gran figlio di puttana,” disse.

“Di qualcuno devo essere figlio anch’io, no?” sorrise Sensi, alzandosi.

Salvemini gli lanciò un’occhiata dal basso in su.

“Si è innamorato di lei?” chiese, con una vaga espressione di disgusto.

Sensi rise e andò verso la porta.

“Oh, no, non si preoccupi,” ridacchiò, mentre usciva. “Noi 007 non lo facciamo.”

4 commenti:

Antar ha detto...

Fine [spero di no]?

Susanna Raule ha detto...

no, no... c'è ancora qualche pezzo.

Luca Bonisoli ha detto...

Meno male! ^__^

Susanna Raule ha detto...

altri 2 o 3...