lunedì 16 agosto 2010

Quello che non sai - 15

Lorenzo Cervi se n’era andato e anche Sensi non vedeva motivo di restare. Erano passate quasi due ore ed era stanco. Stanco, nauseato e preoccupato. Il gatto lo aveva riempito di peli.

Si alzò in piedi.

“Vorrei pagarti,” disse ad Aldino, tirando fuori il portafogli.

Aldino annuì, entusiasta. Non sembrava stanco, anche se era rimasto in piedi per tutto il tempo, dondolando sulle sue ciabatte di gomma. “Cinquanta sacchi. È un prezzo equo, no? Anche quaranta sono ok.”

Sensi tirò fuori una banconota da cento. “Non sei molto bravo a contrattare.” Appoggiò la banconota sulla poltrona.

Aldino si affrettò a intascarla. “Non ho il resto,” disse, velocemente. “I gatti mangiano molto.”

Sensi tirò fuori un’altra banconota da cento. “Per i gatti,” disse.

Poi iniziò ad andare verso la porta, cercando di spolverarsi i pantaloni.

“Posso usarlo, eh, capo?” gli trotterellò dietro Aldino. “Vado in banca e BAM! Eh? Posso?”

Sensi smise di spolverarsi e lo osservò in silenzio per qualche istante. “Meglio di no, amico. Potresti farti male.”

Aldino sembrò deluso. “Oh,” disse. Poi si voltò di scatto alla sua sinistra. “C’è una ragazza, capo.”

Anche Sensi si voltò, come se si aspettasse di vedere qualcosa. Ma ovviamente non c’era niente. Solo la stanza disordinata e sporca di Aldino e i gatti che ronfavano piano.

“Una ragazza?” chiese, con aria incerta.

“Bella figliola, capelli neri. Roba vecchia. Scusa, amica. Deceduta da un po’,” si corresse, con un certo sussiego.

Sensi deglutì.

“Ti guarda strano,” disse Aldino.

Sensi aprì la bocca. La richiuse. Deglutì ancora. “Nadia?” sussurrò, facendo un mezzo passo indietro.

“Dice: ti amavo,” riportò Aldino, solerte.

La mascella di Sensi ebbe un lieve tremito.

Deglutì ancora una volta, ma non aveva più saliva.

“Dille…” iniziò “…dille che anch’io…”

“Se n’è andata. Non era sicura,” interruppe Aldino. “A volte lo fanno. Solo qualche istante. Una volta c’era un tizio. Lo trovavo sempre sulla tazza del bagno. E poi, puff. Ha continuato per un bel pezzo. Ho comprato anche il viacal, hai visto mai. Aveva un odore tremendo. Il viacal, dico.”

Sensi cercò di sorridere.

“Ah, sì,” balbettò, “molto meglio tenersi il calcare.”

Poi prese la porta e schizzò fuori come se avesse il diavolo alle calcagna.

1 commento:

Luca Bonisoli ha detto...

L'idea del viacal contro i fntasmi ha un che di geniale...
Scherzi a parte, non vedo l'ora di leggere il seguito! ^__^