sabato 3 luglio 2010

Lividi - 6

Nella sua carriera di investigatore non-così-in-ascesa, Sensi aveva incontrato un certo numero di donne vittime di violenza domestica. In quel caso non tornava niente.

Il marito ingannevolmente gracile non era una prova conclusiva, ma la figlia palesemente sicura e sprezzante lo era. Quando un padre picchiava una madre, Sensi poteva testimoniarlo personalmente, i figli non erano mai sicuri di sé. I figli erano educati, silenziosi, mimetici.

Mentre la madre le prendeva dal marito, loro sviluppavano problemi di apprendimento, iniziavano a drogarsi o, semplicemente, facevano del loro meglio per essere perfetti.

La figlia dei Rossetti era il ritratto della salute. Era alta, tonica, probabilmente un’atleta di qualche tipo. L’autorità non la metteva in soggezione.

In una parola, non tornava.

Stava cercando di mettere a fuoco che cosa, con esattezza, non tornava, quando il suo cellulare riprese a suonare. Erano le dieci passate e stava finendo di consumare una cena non completamente scongelata nel suo sottotetto in vico Cerniai.

Sul display c’era scritto di nuovo “maestra tettona”.

Normalmente, Sensi era dell’idea che tagliare una relazione di netto fosse sempre la scelta preferibile. Non c’era niente che gli interessasse di Clara, tette a parte, e non era ansioso di avere un altro tête-à-tête con i suoi genitori.

Ma i casi di violenza coniugale, al contrario di quelli di omicidio, avevano il potere di deprimerlo.

Rispose.

La voce di Clara era molto meno incazzata di quello che si aspettava. Era gentile, quasi preoccupata.

“Oh, ciao, Ermanno. Ho provato a chiamarti anche prima e…”

“Ero al lavoro,” la interruppe lui, forse un po’ troppo seccamente.

“Ecco, appunto, volevo scusarmi… lo so che sei sempre reperibile e tutto il resto, sono stata davvero…”

“Non importa,” disse lui. Quindi Clara aveva deciso di illudersi che lui avesse avuto davvero un’emergenza di lavoro ed era arrivata alla logica conclusione di essere stata ingiusta…

“Ah, ok. Era solo per dire che, insomma, non volevo darti l’impressione…”

“…Di esserti incazzata? Be’, me l’hai data. Non lo trovo così irragionevole, visto che ho mollato a metà una cena con i tuoi.”

“Ma no, che cosa dici? I miei hanno capito benissimo! Anzi, mia madre mi ha fatto una lavata di testa che… ma io sono stata davvero pessima, scusa.”

“No problem.”

“E così pensavo… sarebbe tardi per venire a chiedere scusa di persona?”

Sensi sapeva benissimo che era un’idea del cazzo. Evidentemente Clara voleva avere una relazione. Probabilmente Clara voleva addirittura avere una relazione significativa. Sensi, d’altro canto, era semplicemente infatuato delle sue tette e se le sue tette se ne fossero andate in giro da sole per lui non avrebbe fatto nessuna differenza. Clara non gli ispirava pensieri romantici. Clara non gli ispirava alcun pensiero, solo risposte fisiologiche.

“No che non è tardi,” disse, consapevole del fatto che era una pessima idea.

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