lunedì 12 luglio 2010

Lividi - 15

Strega. Ogni volta che se lo ripeteva aveva una nuova fitta alla testa. Strega. Ma non riusciva a smettere di pensarci.

Miriam era un bel nome per una strega, ma, checché ne dicesse la madre, non la era. Se l’avessero chiesto alla dottoressa Pagano, lei avrebbe risposto che Miriam non era una strega perché la stregoneria non esiste, ma Sensi non ne era così sicuro.

Nei suoi anni da infiltrato era arrivato ad essere uno degli “stregoni officianti” della setta dei Figli dell’Anticristo. Non che avesse fatto molte cose magiche. Più che altro aveva scopato e si era drogato a spese dello Stato.

Non che avesse fatto molte cose magiche. Diciamo… solo qualcuna.

Una volta arrivato nella galleria Spallanzani, il suo wrangler restò incastrato nel traffico. Era quasi l’una, il mal di testa non demordeva e i bambini stavano per uscire dalle scuole. Sensi non si ricordava se quel giorno Clara usciva all’una o alle quattro, ma tentare non gli costava niente.

Clara non era un granché, come nome da strega, se si escludeva il telefilm degli anni ’60, ma Clara, la maestra, una strega doveva esserla davvero.

Finalmente la coda riprese a muoversi e Sensi riuscì ad arrivare davanti al Due Giugno. Mollò la macchina davanti alla palestra, in tripla fila. Evidentemente i genitori non amavano andare a prendere i figli a piedi.

Tagliò la folla urlante dei bambini che non facevano il tempo pieno, andando a piazzarsi davanti alla classe di Clara. Lei stava consegnando ai genitori gli ultimi scolari.

Non appena lo guardò, Sensi ebbe l’impressione che qualcuno gli tirasse una martellata sul cranio. Clara rimase ferma sulla porta. Per la prima volta Sensi notò i suoi occhi verdi e gelidi, furiosi come quelli di un gatto.

Poi Clara prese la borsa e chiuse la porta. Sensi si spostò verso l’uscita degli insegnanti.

Quando uscì, pochi minuti più tardi, il suo sguardo era ancora freddo e furioso. I capelli rossi le incorniciavano il viso pallido, la lunga gonna da figlia dei fiori le svolazzava attorno alle gambe. Per la prima volta, Sensi non degnò le sue tette di un’occhiata.

“Quindi hai anche il coraggio di farti rivedere?” lo assalì lei, non appena gli fu abbastanza vicino.

“Ho l’impressione che tu sia arrabbiata con me,” rispose lui, inclinando la testa da un lato. Il dolore dietro agli occhi aumentò ancora un po’.

“Santo cielo, devi essere un sensitivo! Qualche idea sul perché?”

“Se dovessi elencarli tutti finirei questa sera. Facilitami il compito e dimmelo tu.”

“Ti do un aiutino: ieri pomeriggio pomiciavi su una panchina con una chica dominicana!”

Sensi sorrise appena. “Immagino che se fosse stata italiana sarebbe stato meglio.”

Lo sguardo di lei raggiunse la temperatura dell’azoto liquido. “Non ci provare, Ermanno. Sai benissimo che non me ne frega niente della nazionalità della tua puttana.”

“Ah, quindi non ce l’hai con lei. Tra l’altro, si chiama Carmel, né chicaputtana.”

“Buono a sapersi,” borbottò Clara.

Il sorriso di Sensi si intensificò. “Sì, i nomi sono importanti.” Tornò serio. “I nomi sono potenti, strega.”

Clara sussultò. “Sei pazzo,” disse.

“Buffo. Un’altra donna avrebbe detto che sono offensivo. Strega non è un insulto?”

“Per voi uomini, forse,” rispose l’altra, con improvvisa fierezza.

Lui si strinse nelle spalle. “No, non era un insulto. Era una constatazione. Come idiota, anche questa è una constatazione.”

Clara fece un mezzo passo indietro.

“Non dirmi che te ne vuoi andare. Proprio adesso, sul più bello? Sai, mi fa incazzare che tu te le sia presa con Carmel. Lei non sa nemmeno che esisti.”

“Dovrebbe interessarmi?”

Sensi sorrise ancora. “No. Guardami.”

“Ti sto guardando. E se vuoi saperlo non capisco come hai fatto a piacermi.”

“Guardami davvero, Clara,” disse lui. E, lentamente, i suoi occhi grigi iniziarono a diventare color sangue, come se una nube li stesse oscurando poco a poco.

“Che cosa…?”

“Guardami, ho detto,” ripeté Sensi e, lentamente, le appoggiò il palmo della mano sulla fronte.

Il viso di Clara sembrò congelarsi.

“Guardami, strega,” disse Sensi, piano, quasi dolcemente. “Io sono il tuo re.”

Clara emise una sorta di singhiozzo e fece un passo indietro. Lo guardò ancora per un istante e i suoi occhi, adesso, esprimevano solo paura.

Poi si voltò e si allontanò in fretta.

Sensi la osservò ancora per un minuto. Il suo mal di testa era sparito ed era sicuro che neanche Carmel avrebbe più avuto problemi. Non se non si fosse strafogata di cioccolata, comunque.

Guardò Clara finché non fu una figurina sullo sfondo, poi si voltò e si avviò verso la macchina.

I suoi occhi erano di nuovo grigi.

Mentre camminava, il suo sorriso si allargò. “Io sono il tuo re,” ripeté, con aria pomposa, e sghignazzò.

Quando salì in macchina stava ancora ridendo.

2 commenti:

Luca Bonisoli ha detto...

AH! Questo è un bel colpo di scena che non mi aspettavo! ^__^

Susanna Raule ha detto...

io sono la tua REGINA bwahahaha!