venerdì 9 luglio 2010

Lividi - 12

Carmel si aspettava di trovarlo allegro e pronto a una nottata di sesso priva di confessioni. Di solito l’umore di Sensi andava su e giù come uno yo-yo diverse volte al giorno e se c’era una cosa che non faceva mai era mantenere quel che aveva promesso. Non se doveva dire qualcosa di sé.

Ma Sensi, contrariamente alle sue aspettative, non era affatto allegro e sembrava pronto a una nottata di sesso più o meno come uno zombie.

Invece era al buio, rannicchiato sul divano in posizione fetale, scalzo e con i capelli neri che gli spiovevano sulla faccia.

“Manno?” chiese, entrando nel sottotetto. La porta era stata aperta, quindi in qualche momento nei minuti precedenti Sensi doveva essersi alzato.

“Ho avuto giornate migliori,” disse lui, con voce debole. non accennò a muoversi. “Ho un mal di testa bestiale, ho già preso quattro diversi antidolorifici. Mi fa anche male un ginocchio.”

Carmel lasciò la borsa sul tavolino laccato che era di fronte al divano e si sedette accanto a lui.

“Avrai preso l’enfluenza,” disse, accarezzandogli delicatamente i capelli.

“Oggi mi sono scontrato con una pazza che sostiene che l’ho stuprata. Continua, ti prego. Mi piace.”

“Cos’è che sostiene?” ribatté Carmel, che si era fermata di scatto e non aveva intenzione di ricominciare.

“Che l’ho stuprata. Mentre la Riu guardava. Evidentemente non sa che la Riu è capace di farti cadere il cazzo con un solo sguardo, come Medusa.”

“Medusa petrificava tutto e non faceva cadere niente, Manno.”

“Hai capito.”

“Ma porque sostiene esto?”

“Perché è pazza, te l’ho detto.”

Carmel si sfilò le scarpe e allungò le gambe sul divano, prendendosi in grembo la testa di Sensi.

“Allora non le crederanno, no?”

“E che ne so io? Quando l’avrei stuprata c’era la luce spenta e la Riu è talmente stronza che potrebbe anche dire non aver visto niente. E la testa sta per esplodermi, quindi forse non ha importanza.” Gemette e si voltò verso di lei, guardandola con gli occhi socchiusi, come se nella stanza ci fosse una forte luce. “Mi baci?” chiese, con un mezzo sorriso.

Carmel si chinò e lo baciò sulle labbra.

La sua pancia emise un gorgoglio. “Ou!” fece lei.

Sensi sorrise. “Hai fame?”

Carmel scosse la testa, mordendosi le labbra. “Mal de pancia,” ammise. Poi fece un’altra smorfia. “Mucho mal de pancia.”

Sensi ridacchiò. “Il bagno sai dov’è.”

“Ora me passa. Te preparo un po’ de tè, vuoi?”

“Guarda che quella col mal di pancia sei tu.”

Carmel fece un’altra smorfia e schizzò via dal divano.

“Appunto,” commentò Sensi, vedendola correre nel bagno. La porta sbatté, segno che la signora era di fretta.

“Carmel?” chiamò Sensi, dopo qualche minuto. I rumori che venivano dal bagno tendevano al raccapricciante. Sensi doveva ammettere che avrebbe fatto a meno di sentirli, tutto considerato. Il suo forse-amore non era preparato a quella prova di corporeità.

Dal bagno provenne un gemito. Poi si sentì lo sciacquone e il rumore dell’acqua che scorreva nel lavandino. Alla fine Carmel riemerse, con la faccia pallida e sudata.

“Fino a un istante fa stavo bene,” borbottò, barcollando verso il divano. Sensi le fece un po’ di posto accanto a lui. “Che coppia di moribondi,” disse, accarezzandole la pancia.

Carmel si limitò a rannicchiarsi contro di lui, con la testa appoggiata sul suo braccio. Chiuse gli occhi.

“Non dovevi raccontarme una storia?” mormorò.

“Vuoi che lo faccia ora?” chiese lui, continuando ad accarezzarla. Così rannicchiata assomigliava a una bimba. Una bimba con delle gambe lunghissime, ma non per questo meno innocente.

Sensi fu quasi sul punto di dirle che era innamorato di lei. Aprì la bocca… E poi Carmel si rialzò di scatto e corse di nuovo verso il bagno.

Dall’interno provennero dei rumori non meno raccapriccianti di quelli di prima. Questa volta Sensi si alzò. Gli sembrò che qualcuno gli spaccasse la testa in due con un colpo d’accetta. Barcollò leggermente e si avvicinò alla porta.

“Carmel? Vuoi che chiami la guardia medica?”

Dall’interno provenne il rumore dello sciacquone.

“No… no. È meglio se vado a casa,” rispose debolmente lei.

“Ti accompagno,” si offrì Sensi. Il carnefice invisibile che si stava accanendo contro la sua testa sferrò un altro colpo. Il ginocchio che già gli faceva male diede un’altra fitta.

Carmel uscì dal bagno.

“No, stai male. Ce la faccio,” disse, andando verso le proprie scarpe.

“Almeno lascia che ti chiami un taxi,” disse, vagamente sollevato.

Carmel fece un cenno di assenso con la mano e Sensi iniziò a cercare il numero sull’elenco.

Mentre aspettavano il taxi, Carmel corse in bagno un’altra volta e il mal di testa di Sensi aumentò ancora.

Poi, non appena Carmel se ne fu andata, iniziò ad alleviarsi, senza però scomparire del tutto.

In quanto a Carmel, quando arrivò a casa si accorse di stare di nuovo bene.

1 commento:

Luca Bonisoli ha detto...

Se questa fosse una telenovela, credo che Carmel sarebbe incinta... ^__^