mercoledì 7 luglio 2010

Lividi - 10

Mainardi ricomparve spontaneamente verso le tre del pomeriggio, con la camicia spiegazzata e l’espressione contrariata.

“Stavamo per chiamare le squadre di ricerca,” lo raggiunse la voce di Sensi, beffarda, non appena mise piede nel proprio ufficio. Era seduto tranquillamente sopra la scrivania della Riu e lo guardava con un mezzo sorriso.

“Ah, capo, che cosa…”

“Visto che è scomparso per circa quattro ore con una minore, sa com’è.”

Mainardi arrossì bruscamente.

“Spero che almeno abbia un’idea precisa di dove si trovi Miriam Rossetti, perché dovrà andarla a riprendere.”

L’altro aprì la bocca senza emettere un suono. “Credo che sia tornata a casa,” disse, alla fine. Poi si sedette sulla sedia della sua scrivania come se le gambe lo avessero piantato in asso. “Credo di aver fatto un casino, capo.”

Sensi scivolò giù e si andò a sedere di fronte a lui. “Fino a che punto, Mainardi?” chiese, semplicemente.

Mainardi scosse la testa.

“Facciamo così… io le espongo la mia ricostruzione dei fatti, lei annuisce se ci azzecco. Si può fare?”

Mainardi annuì.

“La ragazza era molto disinvolta. Diciamo pure che lei ha pensato che stava flirtando. Diciamo pure che la ragazza flirtava. Palesemente.”

Mainardi annuì.

“Da vero coglione – questa è la definizione ufficiale che useremo da adesso in poi – lei ha pensato di portarsela a letto.”

La testa di Mainardi ondeggiò lateralmente, né negando del tutto né ammettendo del tutto l’accaduto.

“Con la larvale idea di portarsela a letto, e visto che la macchinetta del caffè aveva dato forfait, da vero coglione l’ha invitata a prendere un caffè al bar. Non mi sono spinto a chiedere informazioni qua all’angolo, ma credo che se lo facessi Romeo mi confermerebbe la cosa senza esitazioni.”

Mainardi, abbattuto, annuì.

“A questo punto entriamo nel campo delle ipotesi più spinte. Ha portato la ragazza da qualche parte. Visto che è un vero coglione, probabilmente si trattava di un luogo appartato, visto che non è così coglione voglio sperare che non fosse il suo appartamento.”

Di nuovo Mainardi annuì, sempre senza guardarlo.

“Miriam sembrava il ritratto dell’assoluta disponibilità.”

Altro cenno d’assenso.

“Lei ci ha provato.”

Movimento basculante.

“Lei ha iniziato a provarci, ma poi si è fatto prendere dagli scrupoli perché la ragazza è minorenne.”

Un unico movimento secco di assenso.

“La ragazza, anziché apprezzare la sua premura, si è incazzata come una biscia e, probabilmente, l’ha malmenata.”

Mainardi restò immobile.

“Mainardi?”

“Capo, quella ragazzina è una furia!” sbottò l’ispettore. “Mi ha preso a pugni, a calci, mi ha persino sputato!”

Sensi cercò disperatamente di non sorridere. “Capisco,” disse, coprendosi la bocca con una mano.

“Io a riprenderla non ci torno,” concluse l’ispettore, incrociando le braccia e puntando di nuovo lo sguardo a terra. “È una psicopatica.”

Sensi aspettò che l’altro tornasse a guardarlo.

“Sì,” disse.

2 commenti:

Luca Bonisoli ha detto...

Ecco, ora anche Mainardi è nei pasticci... ^__^

Susanna Raule ha detto...

già. chi va con lo zoppo...