lunedì 26 ottobre 2009

Clamidia - 39

Si risvegliò sentendo il suono di una voce femminile.

“Carmel?” biascicò, come uno scemo. Quella voce, ovviamente, non era di Carmel. La buona notizia era che, quantomeno, non era più su una barca, a meno che non fosse una barca magnificamente immobile.

Socchiuse gli occhi e ne ebbe conferma. Era sdraiato per terra, su un moletto della Guardia di Finanza. Il cielo era color indaco, screziato di nuvole bianche.

“Il suo telefono, signore,” disse, di nuovo, la voce femminile, e questa volta Sensi la identificò subito come quella della Riu.

Si frugò in tasca e tirò fuori il cellulare.

“Sì?” mormorò, con voce impastata, tirandosi a sedere.

“Caro collega!” gli giunse la voce gutturale di Schneider. “Abbiamo arrestato la ragazza del Voigt! Per essere ucciso la giovane Hannele!”

“Ah. Bene.”

“Io la ringraziavo, caro collega, per sue importanti indicazioni! E le auguravo ottima fortuna per suo caso di Mafia!”

“Io non… credo che l’abbiamo risolto, Polizeiobermeister, grazie.”

“Bene! Bene molto! Io ora la saluto, sì? Grazie ancora per aiuto!”

“Di niente,” biascicò Sensi. Gli sembrava di avere lo stomaco in bocca.

“Quando lei torna a Berlino passi a salutare! Noi mettiamo foto sul muro!”

“Che bello…”

“Bene! Arrivederci, dunque!”

Schneider concluse la telefonata e Sensi si rimise il cellulare in tasca. La Riu lo guardava con sguardo inquisitivo.

Sensi si rialzò lentamente.

“Sa quel caso di clamidia?” disse, spolverandosi le ginocchia. “Sembra che i nostri colleghi tedeschi l’abbiano risolto con successo.”

“Scusi, ma la clamidia non è una malattia venerea?”

“Certamente. E a quanto pare anche l’omicidio.”

Poi Sensi si avviò barcollando verso il cancelletto che dava sul molo Italia, eliminando dalla sua mente Hannele, i ladri e anche la voce della Riu.

Attraversò i giardini pubblici e risalì lentamente via Prione. Iniziava a essere affollata di teen-ager e c’erano ormoni impazziti che schizzavano da tutte le parti. Sensi camminò fino in piazza Brin. Camminò visto che non aveva idea di dove avessero portato la sua macchina e camminò per schiarirsi le idee.

Nel Bar Brin le luci erano accese, da dentro proveniva una tenue musica latino-americana e il rumore di una partita di calcio.

Sensi entrò e si andò a sedere su uno sgabello, al bancone.

Carmel si voltò e lo guardò senza dire niente.

“Sai il molo del Porto Mirabello?” disse Sensi. “Ci sono stato, non è niente di eccezionale.”

Carmel si limitò a continuare a guardarlo.

“E sono proprio uno stronzo,” aggiunse, allora, lui.

FINE.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Susanna!
Secondo me il migliore finora.

Ciao

TeoB

Susanna Raule ha detto...

Grazie, TeoB!