domenica 2 agosto 2009

Mezza sega - 8

Per i gusti di Sensi il sole era troppo brillante, l’aria troppo salmastra e il ristorante, composto da una serie di tavolini all’aperto e da una zona coperta con cucine e bancone al quale ritirare i piatti, troppo affollato.
La coda per arrivare al cibo – frittura, muscoli, gamberi, fauna ittica varia – era lunga oltre dieci metri.
Sensi sospirò, sconsolato, e fece per andarsi a incolonnare con il resto dell’umanità vociante.
Un brigadiere dei carabinieri, Cristo Santissimo.
“Ti ho preso della frittura, la coda era disumana,” gli giunse una voce conosciuta, alle spalle.
Sensi si voltò lentamente. Mari era in piedi accanto a un tavolino di metallo, sul quale, magicamente, c’erano già due piatti pieni e un cestino del pane, insieme a una bottiglia da un litro di vino bianco.
Forse era un pic-nik, pensò Sensi, sorridendo poco convinto.
Perché cazzo non era andato con un trans? Tutte le persone normali andavano a trans. Il questore era sicuramente un aficionado. Proprio con un brigadiere dei carabinieri?
“Ehy, grazie,” disse, e trotterellò verso il tavolo. “Quelli sono… mh…”
“Totani. E quelle acciughe. E quelli, se te lo stai chiedendo, gamberetti fritti.” Mari sogghignò. “Ma tu ovviamente non mangi pesce.”
Sensi si sedette. “Io mangio tutto, dal gulasch alla pizza cruda.”
L’altro iniziò a sezionare un gamberone con abilità scientifica. Aveva la solita testa rapata, i soliti piercing, i soliti occhi da pazzo e il solito tatuaggio che spuntava dal collo. In compenso aveva un maglione a coste blu che lo faceva sembrare un delinquente di una certa classe.
Purtroppo continuava a essere un brigadiere dei carabinieri.
“Questa mattina ho fatto un giro dai miei confidenti,” disse il brigadiere dei carabinieri, con la bocca piena. “Se mi avessi dato una descrizione del Cervi sarebbe stato più facile, ma forse qualcuno l’ha visto in giro. Non posso essere certo che fosse lui, ma se lo è si è comprato dell’ero in piazza Brin.”
Sensi addentò prudentemente un’acciuga. Era niente male.
“Ci sta,” disse. “Quand’era un ragazzino preferiva gli allucinogeni, ma…”
“Non si trovano facilmente, di questi tempi. Paste, sì. Trip, pochi.”
“Stessa cosa anche in prigione. L’eroina si trova sempre, e costa meno.”
Mari stappò il vino e ne versò un po’ per sé e un po’ per il commissario. “O forse preferisci dell’acqua?”
Sensi scosse la testa.
Ingollò un po’ di vino.
Appoggiò il bicchiere.
Poi lo riprese e se lo scolò tutto.
“Senti, dovrei farti una domanda.”
Mari lo fissò in silenzio, tranquillo.
“Non prenderla per il verso sbagliato. Voglio dire: non spararmi di nuovo.”
Mari sorrise appena.
“È che proprio non mi ricordo se abbiamo scopato.”
Il sorriso di Mari si intensificò. “Davvero non te lo ricordi?”
“Senti, avevo la febbre, mica stavo bene… voglio dire: non mi ricordo niente. Se fosse entrato un ladro e mi avesse rubato la collezione di dischi non mi ricorderei neanche di quello.”
“Sì, be’, non è la stessa cosa.”
Mari aveva assunto un certo cipiglio e Sensi iniziò a elaborare una strategia alternativa a quella della febbre. Poteva asserire di essere un sonnambulo? Un epilettico?
Aprì le mani e tentò con il suo miglior sorriso disarmante. “Mi ricordo solo che mi hai baciato e poi più niente. Che cosa posso farci?”
“Ah,” si limitò a dire Mari.
Sensi pensò che fosse il momento perfetto per versarsi un altro po’ di vino.
“E ti è già successo altre volte?” si informò il brigadiere. A Sensi sembrava che iniziasse a incazzarsi. L’ultima volta che si era incazzato gli aveva sparato.
“Hem,” cercò di non sbilanciarsi. Non era sicuro se fosse meglio ammettere di sì, o sostenere che, no, ci mancherebbe, non gli era mai capitato niente del genere: la sera prima aveva la febbre.
“Cristo, ti è già capitato di scopare con qualcuno e poi non ricordartelo!” esclamò Mari, scandalizzato.
“Ma non tante volte,” provò a difendersi Sensi. “Dai, non ti arrabbiare. Mica posso ricordarmi di tutt- cioè: mi dispiace un casino, ma proprio non ricordo. Ero in coma. Sono praticamente sicuro che era comunque una cosa da dimenticare.”
“Hai anche il cazzo piccolo,” convenne l’altro.
“Be’, adesso, piccolo…”
“E problemi erettili.”
“Ecco, quello ci può stare. Come ti dicevo…”
“Bruttino, anche. Storto.”
“Non è vero.”
“Scialbo, insignificante.”
“Ok, non dovevo dimenticarmi… hem, noi non abbiamo scopato, vero?”
Mari iniziò a ridere. Sensi guardò il cielo. Poi guardò una signora che li fissava con espressione riprovata. Poi guardò un piccione che stava banchettando con i resti di un altro pasto. Mari continuava a ridere.
“Dio, sapevo che non sarei andato con un brigadiere dei carabinieri,” disse Sensi.
L’altro continuava a ridere, così lui pensò bene di continuare a mangiare. Aprì un gamberone con le mani e succhiò felice la polpa.
Non era andato a letto con un brigadiere dei carabinieri. Il mondo era un posto fantastico.
“Oh, cazzo…” gorgogliò Mari, cercando di smettere di ridere.
“E poi ti saresti ricordato del piercing,” aggiunse Sensi, con espressione felice.
L’altro ricominciò a ridere.
Sensi gongolava. “E non è piccolo. E neanche storto. Non sai cosa ti sei perso.”
Mari era sul punto di strozzarsi.
Sensi, tutto allegro, si cacciò in bocca un anello di totano.
Non era niente male.

3 commenti:

paolo raffaelli ha detto...

Uno dei dialoghi più divertenti che mi sia stato dato di leggere.
"Cristo! Non un brigadiere dei carabinieri!" penso diventerà una delle mie espressioni preferite :)

Skiribilla ha detto...

Paolo, te l'appoggio!
Troppo bello e poi ci si coinvolge, dai, e poi par di star lì, ché si riesce a immaginare tutto quanto.
(Susanna, insomma, sei BRAVA)

Susanna Raule ha detto...

grazie, giovini.
l'esperienza "brigadiere" credo sia una delle più terrorizzanti dell'universo... sto diventando crudele col povero sensi.