mercoledì 3 giugno 2009

Una linea d'ombra - 2

Tudini incrociava davanti al suo ufficio con una cartelletta in mano, sudando e aggrottando la fronte.

“Portami una Red Bull,” disse Sensi, passandogli accanto e aprendo la porta. “Quella Burn mi ha rovinato il palato.”

Tudini aveva ricevuto un addestramento di qualità superiore, e scattò verso il distributore automatico come un cane di Pavlov. “È urgente, però!” si sentì in dovere di precisare.

“Perché, la stanno stuprando in questo momento?”

Tudini ritornò con una lattina e gliela passò. “Lo stanno stuprando. È un ragazzino. E, no, è già successo.”

Sensi sospirò. “Chiama Mainardi, venite nel mio ufficio.”

Entrò e accese la fioca abat-jour, togliendosi gli occhiali. Pedofili, pensò, ma non c’era una sezione apposta per quel genere di schifezza?

Tudini rientrò con Mainardi un istante dopo. I due iniziarono a spostare sul pavimento parte della paccottiglia del capo e si sedettero senza cerimonie.

“Allora,” disse Sensi, tirandosi indietro i capelli. Quella era una giornata di merda, l’aveva capito dall’inizio. Non potevi incontrare il questore di prima mattina e poi aspettarti che andasse tutto bene.

“Dunque, ci è arrivata una segnalazione dai Servizi Sociali. Pare che questo adolescente, Omar Gomez, anni sedici, abbia ricevuto delle molestie da un’educatrice della sua scuola, l’Istituto Domenico Chiodo.”

“E quando sarebbe successo?”

“Ieri.”

Sensi inarcò le sopracciglia. “È un fatto grave.”

“Sì, in effetti…”

“No, voglio dire: è un fatto grave che i Servizi Sociali ci abbiano messo solo un giorno a inoltrare la denuncia. Che fine ha fatto il lassismo statale? Se continua così dovrò iniziare a venire in ufficio alle sette. Comunque. Il ragazzino ha subito delle molestie. Che tipo di molestie?”

Tudini abbassò lo sguardo sul rapporto.

“Max, non ci credo che non ti ricordi che tipo di molestie ha subito. Sono cose che restano nella mente, che cazzo!”

L’altro sembrò vagamente imbarazzato. “Gli ha fatto una sega.”

“E quanti anni ha questa educatrice?”

Tudini tornò a guardare il rapporto. “Trent’uno.”

Sensi sospirò. “Dev’essere davvero un cesso,” concluse.

“Santo cielo, Ermanno…”

“No, ok, è un fatto gravissimo. Mainardi, immagino che quando tu avevi sedici anni l’idea che un’educatrice trentenne ti facesse una sega ti riempisse d’orrore.”

Mainardi fece un sorrisetto. “Quando avevo sedici anni non c’erano ancora le educatrici scolastiche. Però avevamo una proffe di matematica…”

“No, dai, non è corretto…” si lamentò Tudini “…abbiamo appena ricevuto un’informativa sui pregiudizi a carattere sessuale e non si può…”

“Ok, ok. Siamo due animali. Un fatto grave si è consumato sotto… a proposito, dove si è consumato questo fatto grave?”

“A casa dell’educatrice.”

“Terribile. E il ragazzino perché è andato dai Servizi Sociali e non dagli sbirri?”

“Il suo nucleo familiare è seguito dai Servizi Sociali.”

“Ah. E perché, se non è chiedere troppo?”

“Qua non lo specifica.”

Mainardi si sporse verso l’ispettore capo e sbirciò il rapporto. “Omar Gomez, anni sedici, figlio di Teresa Rosario e Felipe Gomez… no, non mi dice niente.”

“Telefoniamo,” concluse Sensi.

2 commenti:

Antar ha detto...

'sto Sensi mi piace sempre di più.

Solo, dai, non po' esse così cinico e dakettone e poi bersi quelle schifezze.
Drogalo di sigarette, di caffé, di Pocketcoffee, tiè.
Ma gli energydrink, te prego!
Digli che si disintossicasse, ci sono sempre le Play o il tabacco da fiuto.

Susanna Raule ha detto...

è perché è uno smidollato inside.
io detesto gli energy drink, ma sensi è notoriamente una persona di cattivo gusto, che ci vuoi fare?