domenica 14 giugno 2009

Una linea d'ombra - 11

Toxic Ville, come l’aveva ribattezzata mentalmente Sensi, era uguale al giorno prima. La madre di Omar, Teresa Rosario, era una donna giovane che sembrava una cinquantenne, con i fianchi larghi e la sclera degli occhi gialla. Per un istante Sensi vide una vaga somiglianza con Carmel, la sua pseudo-fidanzata, e quasi dovette tornare a vomitare.
Omar era tappato in camera sua, Moreno guardava la tv a basso volume e il neonato se ne stava immobile sul divano facendo bolle dalla bocca.
Sensi entrò nella stanza di Omar.
“Ciao,” disse, iniziando a spostare i suoi vestiti dal letto senza che l’altro si scomponesse. Il ragazzo si tolse le cuffie e lo guardò con espressione vacua.
“Ah, sei tornato,” borbottò, senza entusiasmo.
“Già. Devo farti ancora una domanda. Dov’eri questa mattina dopo le quattro?”
L’altro inarcò le sopracciglia. “Ero qua, dove vuoi che fossi?”
“C’è qualcuno che può testimoniarlo?”
Omar sbadigliò. “Mia mamma, Moreno.”
“Qualcuno di vagamente attendibile, intendevo.”
L’altro scosse le spalle.
“E spegni quel cannone, per favore.”
Omar diede un’altra alzata di spalle e appoggiò la canna accesa sopra il solito portacenere strabordante.
“Questa mattina, dopo le quattro, è stato commesso un crimine.”
“Wow, scommetto che solo l’idea te lo fa venire duro.”
“Se non riesci a convincermi che sei stato qua tutta la notte sarò costretto ad arrestarti per questo crimine.”
“Ora sì che mi sto cagando in mano.”
“Quindi te ne sei stato qua. Mamma e Moreno se ne sono stati in camera loro, fatti persi, e tu potresti essere andato fino a Torino e ritorno, per quello che ne sanno loro. Inizi ad afferrare?”
Omar espirò ed inspirò, come se cercasse di rimanere calmo.
“Sono stato qua. La mamma era in camera sua a scopare un grasso vecchio flaccido per una ventina di euro, Moreno era sul divano a farsi una pera, il mio fratellastro si cacava addosso come al solito e io me ne sono stato qua a godermi l’allegro clima familiare, ok?”
“Lo sai il nome del grasso vecchio flaccido?” domandò Sensi, senza battere ciglio.
“No!” strillò il ragazzino. “No che non lo so, cazzo! Prova a chiederlo a Teresa, se proprio ti stuzzica!”
Sensi si alzò. “Se non se lo ricorda neanche lei, o se il tizio non si ricorda di te, ti porto dentro.”
Anche Omar si alzò in piedi. “Portami un po’ dove cazzo vuoi, sbirro! Vuoi sapere che cosa ho fatto questa notte? Lo vuoi sapere davvero?”
“Non immagini quanto,” rispose Sensi.
Omar gli mostrò il dito medio. “Mi sono scopato tua madre, sbirro.”
Sensi scosse la testa, contrariato.
“Forse non mi sono spiegato. Dammi una prova che non ti sei mosso di qua, o-“
“O mi metti dentro, sai che strizza! Sono minorenne, bello, non puoi farmi proprio nien-“
Omar non terminò la frase. Sensi l’aveva preso per il bavero della felpa oversize e l’aveva sollevato in aria, poi l’aveva attaccato contro il muro come un post-it.
“Non posso farti niente? Ma tu che cazzo ne sai di quello che posso farti, eh?” gli sussurrò il commissario. Omar provò a scalciare in aria. Come cavolo faceva quel tizio magrolino a tenerlo su con un braccio solo?
E poi, per un istante, Omar vide i suoi occhi che riflettevano la luce come quelli di un animale, ed erano di un colore che sembrava sangue.
“Lasciami!” provò a gridare, ma le sue corde vocali, compresse dal pugno dell’altro, non collaborarono.
“Sto aspettando,” disse Sensi, gelido. Non sembrava affaticato, sembrava solo incazzato nero. Non incazzato come la mamma quando Omar le chiedeva qualcosa, qualsiasi cosa, e non incazzato come Moreno quando non aveva i soldi per farsi. No, quella era una qualità di incazzatura tutta nuova per Omar, e molto più spaventosa.
“Ok, senti…”
Lo sbirro allentò un po’ la presa.
“Fammi… scendere…”
Omar si ritrovò di nuovo con i piedi per terra e tossì un paio di volte.
“E va bene, guarda che cosa ho fatto stanotte, ok?” piagnucolò, tirandosi su le maniche della felpa. “Solo questo,” iniziò a singhiozzare. “Nient’altro…”
Sensi osservò per qualche secondo i nuovi tagli che erano comparsi accanto alle cicatrici di quelli vecchi, poi uscì dalla stanza e andò a farsi la seconda vomitata della giornata.

2 commenti:

Luca Bonisoli ha detto...

Mi piace quando il commissario Sensi tira fuori il suo lato soprannaturale!

Susanna Raule ha detto...

a me piace di più quando fa il cazzone (che gli riesce anche meglio), ma "c'è qualcosa dentro di lui", l'abbiamo già detto :)