lunedì 11 maggio 2009

Sette, morto che parla - 24

Solo nell’area urbana c’erano circa trecento persone nate il sette luglio. In compenso c’era un solo caso di sette figli. Spedii prontamente Tudini a controllare se uno di questi mostrasse i segni di un’evidente follia, mentre io mi concentravo sui nati di luglio.
Circa il cinquanta per cento erano donne. Viste le modalità dell’aggressione mi sentii di escluderle, anche se immagino che volendo proprio qualcosa ci sia sempre il modo di ottenerlo.
Il seme maschile non era materiale così raro, come sapevo benissimo.
Circa un ulteriore cinquanta percento era troppo giovane o troppo anziano.
Sui bambini ero piuttosto certo, sui vecchietti, dopo aver conosciuto Peppo, non proprio, ma dovevo ben tagliare da qualche parte, come avrebbe detto l’assassino.
A questo punto mi restavano circa una settantina di persone.
Passai l’intero malloppo alla Riu e a Mainardi, che se lo meritavano, incaricandoli di scovarmi il serial killer nascosto là in mezzo.
Quasi mi aspettavo di vedere Mainardi che sbirciava prudentemente tra un foglio e l’altro.

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