martedì 5 maggio 2009

Sette, morto che parla - 10

La verità è che non me ne frega niente di capire come funziona la testa di certi individui. Sono un poliziotto, non uno strizzacervelli. Non mi importa un accidenti dei loro traumi infantili o dei loro sentimenti.
Però, per qualche motivo a me ignoto, capisco abbastanza bene le loro pulsioni.
Mentre tornavamo verso Spezia esposi a Tudini le mie sensazioni. La strada correva sinuosa tra i boschi (anche troppo sinuosa, visto che iniziavo ad avere il mal d’auto), tuffandosi entusiasta verso la valle e il mare.
Visto che c’era un caldo sole primaverile avevo abbassato l’aletta di fronte al mio sedile, ma non ne stavo traendo un gran giovamento. Mi ero nascosto dietro ad un paio gigante di occhiali da aviatore.
«Sicuramente c’è violenza sessuale anche questa volta,» predissi. «Sai, quando la zona pelvica diventa uno schifo putrefatto più scuro del resto significa che in quella zona c’erano delle ferite, il che mi fa pensare…»
«Ermanno!»
«Che cosa?» chiesi, stupito dalla veemenza del suo richiamo.
«È vomitevole!»
«A-ah!» sventolai un dito davanti al nasone di Tudini. «Non si parla così di una povera ragazza violata e seviziata, Max. Sei un insensibile, e per punizione andrai a spulciare in tutti i fascicoli delle persone scomparse!»
Il mio vice sospirò, rassegnato.
«Dunque, come dicevo, sicuramente lui l’ha legata, azzittita, tagliuzzata, stuprata e le ha aperto la pancia come a una trota. Questo mi rassicura sul fatto che è proprio un killer seriale, non un volgare imitatore. Se non stiamo attenti qua ci ritroviamo con Lucarelli e Picozzi che dormono davanti alla questura.»
«Che cosa? Sono senzatetto?» chiese, innocente, Tudini.
«È per questo che sei il mio preferito, Max. Hai il potere di risollevarmi l’umore meglio del Prozac. A proposito hai mica visto il mio flacone in giro?»
«Sopra la tua scrivania,» rispose Tudini. Come ti dicevo, è del tutto insensibile al mio sarcasmo.
«Be’, in ogni caso voglio il silenzio stampa, dillo anche a quel babbeo di Bozza,» continuai, con uno dei miei celebri cambi d’argomento improvvisi.
La strada tortuosa si era trasformata in dritta superstrada, che procedeva tra i bassi monti con confortante prevedibilità.
Visto che lo stereo della macchina di Tudini non avrebbe dispensato niente di neanche lontanamente simile ai Bauhaus e che io detesto la maggioranza delle stazioni radio, ce ne rimanemmo in confortevole silenzio per una decina di minuti.
«Se vuoi il mio parere, ce ne sono altre,» dissi alla fine, tanto per risollevarci il morale.

5 commenti:

paolo raffaelli ha detto...

Cazzo! Ma sei fottutamente brava!!!

(ok, ora lo leggo pure, eh...)

p.

Susanna Raule ha detto...

FYITA!

quando risolvi l'acronimo vinci quello che indica, mr. spiritsone :)

paolo raffaelli ha detto...

F e Y sono facili, le altre non so, non sono mai stato bravo con i giochi di parole, nemmeno con quelli di numeri. Ho sempre pensato che l'intelligenza si possa manifestare in forme poco codificabili, visto che il test per il QI mi darebbe certamente un risultato tra 25 e 30. Ma forse sono scemo sul serio...
Comunque, nonostante i serial killers mi abbiano un po' stracciato le palle mi piace come scrivi, sul serio.

Ma poi in separata sede mi dici cosa ho vinto? :)

Susanna Raule ha detto...

un'altro suggerimento: l'ultima parola, se fossimo in inghilterra inizierebbe per h.

no, ok, hai ragione, troppo difficile.
lo sai che ti voglio bene.
anzi, devo parlarti per altri motivi e magari ci sentiamo su skype.

paolo raffaelli ha detto...

Quando vuoi, cara!