giovedì 21 maggio 2009

Lo strano caso del pappagallo fantasma - 1

Generalmente la fiera avversione dell’ispettrice Riu non turbava affatto il commissario Ermanno Sensi. Le cose che lo turbavano erano ben altre: doversi svegliare presto al mattino, parlare con il questore Salvemini, perdere uno dei suoi vinili nella caotica collezione che tappezzava un’intera parete del suo sottotetto.
In ordine di importanza decrescente si potevano citare anche: guidare nel traffico spezzino, essere a corto di Red Bull o di Prozac, essere esposto agli effetti benefici della natura o dei raggi solari e usare le lavatrici a gettone.
La fiera avversione della Riu, quindi, era piuttosto in basso nella sua scala delle preoccupazioni.
Incontrare l’ispettrice Riu davanti alle lavatrici a gettoni della sua lavanderia, però, era un po’ troppo anche per lui.
La lavanderia in questione, una delle poche in una città di orgogliosi pulitori fai-da-te, era in una strada poco distante dal sottotetto di vico Cerniai del commissario.
Era frequentata dalla crema della società spezzina, anziani vedovi, extracomunitari e uomini single. Sensi si trovava in perfetta sintonia con ognuno di loro.
Nessuno si offendeva se il tuo bucato veniva lasciato incustodito per ore e ore, nessuno si permetteva di darti consigli su come lavare i tuoi colorati (Sensi aveva solo capi di diverse sfumature di nero, comunque, mutande a parte) e specialmente nessuno ti rivolgeva la parola, neanche quando i tuoi panni rimanevano nel cestello della lavatrice finché non facevano la muffa.
Fu quindi con grande costernazione che una sera di febbraio, entrando nella lavanderia, Sensi si accorse che davanti alla sua solita lavatrice c’era una donna bionda, atletica, incazzata, che palesemente stava controllando che ogni giro della centrifuga fosse perfettamente uguale al precedente, e che quella donna era l’ispettrice Riu.
Di primo acchito Sensi pensò di darsi alla fuga.
Come percependo le sue intenzioni l’ispettrice si voltò e gli lanciò una lunga occhiata penetrante.
A onor del vero, sembrò presa alla sprovvista come lui, ma un istante dopo il suo viso si atteggiò nella consueta espressione sprezzante.
“Ispettrice,” salutò, mesto, Sensi, lasciando cadere il sacchetto con i suoi panni sporchi sul coperchio di un’altra lavatrice.
“Commissario,” rispose lei, granitica. Era chiaro che aspettava con impazienza che tirasse fuori i suoi vestiti per potersi assicurare che fossero in condizioni pietose quanto si aspettava.
“Non credevo che fosse una cliente di questa lavanderia,” disse lui, dandole le spalle e iniziando a dividere i capi delicati dai capi meno delicati. La maglietta di “Boys don’t cry” dei Cure, tutta stinta e anche un po’ bucherellata, ricadeva certamente nella prima categoria.
“Di solito no,” rispose la Riu, brusca.
“Che ci creda o no è un’ottima notizia. Auguro alla sua lavatrice di casa lunga vita e prosperità.”
“La mia lavatrice sta benissimo,” replicò la Riu, come se implicare che i suoi elettrodomestici avessero dei problemi fosse un’offesa mortale. “Ma ho un nuovo vicino completamente folle.”
Sensi iniziò immediatamente a solidarizzare col vicino, ma disse: “Ah, davvero?”
Poi riprese a selezionare i capi d’abbigliamento che andavano nel bucato delicato. Apparentemente quasi tutti. Be’, boxer a parte, dato che l’elastico aveva esalato gli ultimi respiri da un pezzo. Il vantaggio di indossare sempre jeans aderenti era che anche se avevi l’elastico dei boxer rotto per te non sarebbe mai stato un problema.
“Ha piantato un ombrellone da spiaggia proprio davanti al mio filo per il bucato.”
“Chi?” chiese Sensi, che da qualche minuto stava sviluppando le sue idee sui boxer in un magnifico sistema teoretico.
“Il mio nuovo vicino, il folle,” spiegò la Riu.
Era possibile che stesse provando a fare conversazione? In una lavanderia? Non sapeva che questo violava le regole implicite di quel luogo sacro?
“Ah,” disse Sensi. Iniziò a caricare la sua lavatrice del delicato, in cui aveva messo praticamente tutti i suoi panni sporchi, a parte i boxer e un paio di jeans troppo nuovi e troppo neri.
“L’ombra del suo ombrellone proietta proprio sopra i miei panni stesi, moltiplicando per due il loro tempo d’asciugatura.”
Il commissario stava per chiedere se avesse messo a punto un modello matematico che spiegasse la cosa, ma si trattenne: probabilmente l’aveva fatto. Emise un vago grugnito, che in teoria avrebbe dovuto scoraggiare la conversazione.
“Ho anche pensato di comprare un’asciugatrice, ma preferisco che i miei panni si asciughino fuori, al sole.”
“Ah, ha deciso di trasferirsi in Sicilia, quindi?” non riuscì a trattenersi lui. Il sole a Spezia era un evento meteorologico raro e mai di lunga durata.
“È più naturale,” continuò la Riu, senza ascoltarlo.
Sensi ebbe una fugace immagine mentale dell’ispettrice che al mattino si faceva la doccia sotto una cascata gelata, perché era più “naturale”. Doveva ammettere che, acqua gelata a parte, non era un’immagine del tutto sgradevole. Be’, magari con un’altra al posto della Riu. E, be’, anche la cascata era piuttosto superflua, a ben vedere. Immediatamente dopo si rese conto di un altro fatto: l’ispettrice era sconvolta.
A prima vista era difficile accorgersene, perché aveva lo stesso contegno granitico di sempre, ma il fatto che gli stesse rivolgendo spontaneamente la parola avrebbe dovuto metterlo sul chi vive da un pezzo.
Si voltò per ammirare l’insolito fatto in tutta la sua grandiosità.
“Ha provato a chiedergli di togliere il cazzo di ombrellone?” offrì.
Le labbra dell’ispettrice diventarono un’unica linea dura. “Si rifiuta,” sbottò.
“Ah, e suppongo che l’ombrellone sia nella sua proprietà?”
“Sì,” ammise l’altra.
“E che lei non abbia un altro posto dove tendere il suo filo per il bucato?”
“Giammai!” strillò l’ispettrice. “È sul lato esposto a sud, l’unico appropriato!”
Sensi annuì mollemente. “Capisco,” concluse, tornando a dedicarsi al suo bucato.

3 commenti:

Luca Bonisoli ha detto...

Che bello, si ricomincia!

paolo raffaelli ha detto...

Però dalla faccina al lato la Riu non sembra così stronza, anzi, un po' t'assomiglia pure...

Mi sa che ci saranno sviluppi inattesi.

Susanna Raule ha detto...

la riu è il mio alter-ego. devi vedermi davanti alle lavatrici automatiche.

e anche con i gotici non è che abbia tanta pazienza :)